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La marcia senza ritorno degli armeni

L'anno scorso Erdogan espresse le sue condoglianze per la «tragica fatalità» che tra il 1915 e il '23 provocò 350mila armeni morti durante le deportazioni. Non fu fatalità, ma genocidio pianificato, e i morti furono un milione e mezzo

La marcia senza ritorno degli armeni

L'anno scorso Erdogan espresse le sue condoglianze per la «tragica fatalità» che tra il 1915 e il '23 provocò 350mila armeni morti durante le deportazioni. Non fu fatalità, ma genocidio pianificato, e i morti furono un milione e mezzo. Nei documenti turchi di allora compare per la prima volta l'espressione «pulizia etnica». Ma anche religiosa, visto che gli armeni erano cristiani. Infatti l'Isis ha distrutto la chiesa siriana di Deir ez-Zor, sorta sul luogo in cui erano state ritrovate decine di fosse comuni di armeni e che era un simbolo del genocidio.

Franca Giansoldati cominciò a incuriosirsi quando, per l'Adn-Kronos, segnalò l'iniziativa del deputato leghista Pagliarini, che nel '98 si fece carico di una mozione affinché il parlamento riconoscesse il genocidio armeno. Come vaticanista del Messaggero , la Giansoldati seguì poi la visita di Giovanni Paolo II in Armenia. Ora, in occasione del centenario del Medz Yeghern («grande male») che iniziò il 24 aprile 1915, ha pubblicato un libro, La marcia senza ritorno. Il genocidio armeno (Salerno, pagg. 128, euro 12), basato su documenti inediti dell'archivio vaticano. Sì, perché il Vaticano fu il solo samaritano di quel primo genocidio del XX secolo, modello degli altri che seguirono. Le Potenze del tempo, impegnate nella Grande Guerra, voltarono la faccia. Il papa Benedetto XV per ben due volte scrisse al sultano Muhammad V Reshad e fu l'unico leader a protestare ufficialmente. La Santa Sede si spese - e spese - per aiutare profughi e sopravvissuti, arrivando ad aprire un orfanotrofio femminile nella residenza papale di Castel Gandolfo. Il papa attivò la rete mondiale di nunzi, ma si scontrò con un muro di gomma: la Francia aveva grandi investimenti in Siria e Libano, allora sotto dominio ottomano; la Russia in quel momento preferiva concentrare gli sforzi contro la Germania e non crearsi altri problemi con i turchi (poi intervenne la rivoluzione bolscevica); l'Inghilterra, che non voleva navi altrui nel Mediterraneo, bloccò un'iniziativa della Santa Sede per costituire una flotta di soccorso agli armeni; l'Italia era interessata solo a escludere la Santa Sede dalle trattative di pace.

E a Versailles il nuovo leader turco, Kemal Ataturk, riuscì a far silenziare la «questione armena».

Oggi la Turchia teme soprattutto una mega-richiesta di risarcimenti, visto che gli armeni liquidati cent'anni fa rappresentavano l' élite economico-finanziaria della Sublime Porta.

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