La poesia propria e quella altrui. E i pensieri in prosa che hanno, come quelli in versi, la grazia della sintesi. Maria Luisa Spaziani, morta ieri a 91 anni, aveva tutto questo, nel proprio orizzonte. Un orizzonte che guardava «in occaso», a occidente, verso quella Francia che è stata sua. La Francia di Marcel Proust, sul quale scrisse la propria tesi di laurea, all'Università di Torino. La Francia che conobbe da vicino, oltre l'impegno quotidiano delle sudate carte, nel '53 (e qui sbocciò Primavera a Parigi, del '54, il suo primo libro). La Francia che insegnò a lungo al liceo.
Non proprio enfant, ma sicuramente prodige fu, non ancora ventenne prima della laurea, nel dirigere una piccola rivista chiamata prima Il Girasole e poi Il Dado: pubblica infatti inediti di Saba, Penna, Sinisgalli, Pratolini, Virginia Woolf. Dietro l'angolo del destino, era già acquattato lui, Eugenio Montale. Si conobbero nel gennaio del 1949 durante una conferenza del poeta al teatro Carignano di Torino. L'assidua frequentazione a Milano, la consonanza degli interessi e dei caratteri, la naturale intesa... Nel '54 esce da Mondadori, nella prestigiosa collana «Lo Specchio», Le acque del Sabato. E poi, dopo il fugace matrimonio con Elemire Zolla, dal '58 al '60, e dopo l'originale raccolta Luna lombarda ('59) l'insegnamento all'Università di Messina. Ronsard, Racine, Flaubert, Gide... Sempre da quella parte è rivolto il suo sguardo acuto di critica e, in specie, di traduttrice. Con il nume tutelare Montale a sorvegliarla, da vicino o da lontano. Poi l'orizzonte dalla Francia si sposta oltre l'oceano, negli Stati Uniti di Pound e di Eliot.
La sua statura ha ormai superato i confini nazionali.
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