Vannacci show nel segno di Kirk. "Noi suoi eredi, sinistra vittimista"

Il generale a Pontida scalda i giovani ma assicura: "Non aspiro a fare il segretario". Poi attacca: "Saviano gira con la scorta, non io. Salis? Spero le sia tolta l'immunità"

Vannacci show nel segno di Kirk. "Noi suoi eredi, sinistra vittimista"
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Scansa la polemica sulla vannaccizazione della Lega che pure cova sotto la cenere. E tira sciabolate a sinistra. Roberto Vannacci arriva a Pontida preceduto dall'intervista concessa a Repubblica in cui afferma: La Lega non è più quella del 92.

Ci sarebbe materiale per un controcanto interno al Movimento, ma lui, rispondendo alle domande di Eleonora Tomassi, sposta altrove il bersaglio. "Dobbiamo essere gli eredi di Charlie Kirk - è l'esordio - dobbiamo fare quello che lui faceva, dobbiamo portare ovunque i nostri principi e le nostre idee". Vannacci indossa la maglietta nera con la scritta freedom e l'immagine del "martire" ucciso pochi giorni fa.

Dall'America all'Italia il passo è breve: "Le minacce ricevute? Gestisco il rischio, la scorta me la faccio da solo e continuo ad andare in giro". "Il vittimismo - è la bordata - non appartiene alla destra, ma è di sinistra. È Saviano che ha la scorta , non io", anche se l'alto ufficiale tralascia che le minacce a Saviano arrivavano dalla camorra e dalla criminalità organizzata. "Oggi se non sei una vittima non sei nessuno". E già che c'è il generale annuncia: "Nessuna immunità per Ilaria Salis".

C'è chi osserva che Vannacci ha scavalcato Salvini, diventando il più filorusso dei leghisti. Lui si sbilancia di nuovo: "Ho sempre sostenuto che dobbiamo cercare la pace fra Russia e Ucraina. E quindi sono contrario alla guerra a oltranza che invece questa Europa a trazione social democratica ci sta propinando".

Si potrebbe obiettare e argomentare, ma un comizio non è un talk.

Nella Lega monta l'insofferenza fra chi non digerisce quello che ritiene essere un modello centralista, l'opposto di quello predicato dai governatori del Nord, fedeli ad un federalismo che sembra scomparso nelle sabbie mobili dei ministeri e della burocrazia romana.

Oggi il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo presenterà a Pontida la Carta della Lombardia, un manifesto che farà irruzione sul pratone e nel dibattito fra i "vannacciani" i "nordisti", gli Zaia, i Fedriga , i Fontana che proprio non amano il generale e temono uno snaturamento del Movimento.

Forse, oggi nessuno duellerà apertamente con il vicesegretario dal passato militare, ma è facile pensare che la Carta voglia portare l'attenzione sulle risorse che il Nord continua a produrre ma che dal Nord vanno altrove. "Perché - afferma un pezzo grosso che non vuole esporsi pubblicamente - alla Lombardia viene rimborsato da Roma il 53 per cento di quanto spende per il trasporto pubblico locale e altre regioni ricevono invece il 100 per cento?"

Sono temi che forse non sempre affiorano sui giornali e in tv, dove si dibatte di più del conflitto fra Kiev e Mosca, ma incandescenti per parte della classe dirigente e dei militanti legati alla lezione di Umberto Bossi.

"Quell'accenno di Vannacci alla Lega che non è più quella dei pionieri - osserva un altro colonnello - ci dipinge come nostalgici. Ed è un errore".

Lui però smorza e anzi sceglie toni ultra concilianti, quasi democristiani: "Nella Lega ognuno porta il meglio di sé. Io vannaccizzo, Fontana fontanizza, Romeo romeizza, così faremo la Lega grande".

E l'opa sul partito e la segreteria? "No - è la risposta rassicurante, almeno per oggi - io aspiro a continuare a fare il mio lavoro che è quello di europarlamentare, al meglio delle mie possibilità. Questo è il mandato che mi hanno dato 563 mila elettori". Nessuna divisione, almeno sul pratone e nei discorsi pubblici . Anche se le due anime del partito si detestano e hanno storie e itinerari diversi.

I fischi dei giovani sono solo,

per Forza Italia. Alleata ma pur sempre un'altra realtà. Oggi toccherà a Salvini spegnere le scintille e rispondere alle istanze del Nord che si sente all'angolo. E vede scolorire all'orizzonte la rivoluzione federalista.

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