
E adesso sulla sorte di Ilaria Salis, eurodeputata dell'ultrasinistra, si addensano davvero nuvole scure. Perché nella seduta di dopodomani della Commissione giuridica Juri che dovrà decidere se revocarle l'immunità parlamentare, mettendola alla mercé della giustizia ungherese, si annuncia una scelta di campo del Partito popolare europeo, il gruppone centrista su cui i difensori della Salis - con in testa gli italiani di Avs e del Partito democratico - contavano per compattare il fronte a difesa della ex maestrina brianzola. Nella sua relazione, il deputato spagnolo del Ppe Adrian Vazquez Lazara dirà quello che il governo ungherese sostiene dall'inizio della vicenda: che l'immunità parlamentare non copre i reati commessi prima della elezione a Strasburgo. Di conseguenza: Ilaria non può farsi scudo dell'immunità per scansare il processo a suo carico in corso a Budapest, relativo al pestaggio di alcuni neofascisti avvenuto nel febbraio 2023, quando era una sconosciuta militante dei centri sociali.
Nelle ultime ore nell'entourage della Salis si era diffuso un certo ottimismo sull'esito della votazione di martedì, scaturito anche da alcune dichiarazioni del centrodestra italiano. Ma Giovanni Donzelli di Fdi ha subito smentito di avere aperto la porta all'immunità della connazionale, e ribadito la richiesta che sia la stessa Salis a rinunciare allo scudo parlamentare. Certo, resta l'approccio più garantista di Forza Italia. Ma il partito di Tajani nella Commissione è rappresentato solo da un membro supplente, Caterina Chinnici, che difficilmente parteciperà al voto di martedì.
Così la partita si presenta ancora del tutto aperta, attraversata da trattative sotterranee e offerte di scambio. E soprattutto dal pressing trasversale della Salis che, come racconta un eurodeputato moderato, "va piangendo in giro implorando anche gli avversari di non lasciarla nelle grinfie di Orbán". Il voto di martedì si annuncia sul filo del rasoio, c'è chi ipotizza un 11-10 a favore dell'autorizzazione a procedere, chi un risultato identico ma a favore della italiana. Sapendo che per il regolamento di Strasburgo, se l'autorizzazione viene respinta la partita è chiusa. Se la Giunta invece desse ragione al governo ungherese, la sorte della Salis verrebbe decisa dal plenum del Parlamento, dove a differenza che in Giunta (dove si vota a scrutinio segreto) si procede per alzata di mano.
"L'immunità - spiega Mario Mantovani, vicepresidente della Commissione - è un beneficio collegato al mandato democratico, e non può essere reatroattivo. Purtroppo i reati contestati alla onorevole Salis risalgono a ben prima della sua candidatura. Quindi rifiutare la revoca dell'immunità sarebbe una forzatura delle regole. Io credo che dovrebbe essere la collega stessa a rinunciare, e ad affrontare un processo su cui l'Europa vigilerà perché vi siano rispettate le regole del diritto".
Se le decisioni precedenti della Juri sembrano giocare contro la Salis, nel cantiere a sua difesa sono in corso operazioni che puntano a mettere sul piatto della bilancia la sorte anche di altri parlamentari.
Nella stessa seduta di martedì si dovrà decidere la sorte di Peter Magyar, eurodeputato ungherese e tra gli oppositori del premier Viktor Orban, indagato a Budapest per il furto di uno smartphone: Magyar a Strasburgo fa parte del Ppe, e sono forti le pressioni sui Popolari perché - smentendo la relazione di Lazara - rifiutino l'autorizzazione a procedere contro la Salis in cambio della immunità a Magyar.