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Il "mondo fluttuante" del bello nelle tavole dei maestri giapponesi

Dove si nasconde l'eternità? Nei paesaggi di Hiroshige sicuramente. Ma anche nei volti delle "belle donne" immortalate dai maestri giapponesi e negli irezumi impressi sulle schiene degli affiliati della yacuza. La casa editrice L'Ippocampo ci accompagna in un viaggio dove l'effimero viene fermato per sempre

Il "mondo fluttuante" del bello nelle tavole dei maestri giapponesi

Un tuffo nella bellezza. A sfogliare le tavole di Hiroshige si ha subito la sensazione di essere catapultati in un mondo lontano eppure così famigliare. La potenza dei paesaggi giapponesi degli inizi dell'Ottocento racchiude il segreto di una natura mai doma che ancora oggi, a distanza di due secoli, non si fa assoggettare dalla modernità che divora costantemente ogni angolo. Per arrivare a questa perfezione, il maestro nato a Edo nel 1798 inizia a dipingere quando ha solo quattordici anni. Non smetterà mai di farlo. Andrà avanti, di anno in anno, a migliorarsi fino a carpire l'essenza di quel "mondo fluttuante" dove ogni singolo particolare compone i versi di una poesia che ha per scopo il canto della purezza. Per capirne il senso non possiamo che affidarci alle parole di Asai Ryoi: "Vivere solo il momento presente, dedicarsi totalmente alla contemplazione della luna, della neve, del fiore di ciliegio e della foglia d'acero".

Il mondo fluttuante

C'è una casa editrice indipendente, fondata a Milano cinque anni fa, che pubblica titoli di altissima qualità. Libri di altissima fattura capaci di ridare vita a mondi lontani, sia nel tempo sia nello spazio. Si tratta di Ippocampo. Con le sue pubblicazioni sul Giappone è riuscita in un'operazione davvero straordinaria. Prendiamo Hiroshige. Paesaggi celebri delle sessanta province del Giappone, libro fatto a leporello per racchiudere tutta l'audacia di quelle tavole verticali e inserito in uno straordinario confanetto insieme a un breve catalogo curato da Anne Sefrioui. Ci aiuta, per esempio, a capire come mai quando fra il 1853 e il 1858 vengono pubblicati, i lavori di Hiroshige vengono accolti subito con entusiasmo. In quesgli anni, ci spiega la Sefrioui, "il Giappone è un paese prospero e in pieno fermento: la rete stradale si è sviluppata, i mezzi di locomozione si moltiplicano, così come le locande e le stazioni di posta, e gli spostamenti, sempre più numerosi, coinvolgono mercanti e pellegrini, a cui si aggiungono coloro che viaggiano per semplice svago". Viaggio e sogno. Sogno e magia. E l'acqua, ovunque. Oggi come allora. Quello che quelle tavole raccontavano (e raccontano) - i ciliegi in fiore in primavera, le foglie d'acero mosse dai venti d'autunno, le vette sconosciute e le isole misteriose, la sacralità dei templi - è un insieme di bellezza e potenza che affonda le proprie radici nel paesaggio e nella natura. Nemmeno la morte potrà farlo desistere da questa eterna ricerca. "Parto per un viaggio - scriverà in una breve poesia funebre prima di andarsene - lasciando il mio pennelo ad Azuma [Edo] per visitare i luoghi celebri della Terra d'Occidente [il Paradiso della Terra Pura]".

Bellezza, seduzione ed effimero

Dalla purezza della natura alla purezza della donna. Sempre L'Ippocampo ha dato alle stampe un altro affascinante che celebra la bellezza delle donne, così importante nelle raffigurazioni giapponesi, attraverso un'ampia selezione delle più famose tavole del genere bijin-ga dipinte da maestri come Utamaro, Eisui ed Eishi a Hokusai, tanto per citarne alcuni. Il volume Geishe celebrate dai maestri della stampa giapponese racconta la seduzione femminile. Una seduzione che si declina in una moltitudine di atteggiamenti tanto eterni quanto effimeri. D'altra parte, come ci fa notare Amélie Balcou, che cura il breve catalogo allegato all'opera, cosa c'è di più effimero "dell'amore, della bellezza, della passione, del piacere"? Le tavole diventano così istantanee da sfogliare una dopo l'altra, fino a cogliere le infinite sfacettature della delicatezza femminile. Non ci sono solo i volti delle geishe. I maestri immortalano anche le madri che si intrattengono con i propri figli, le giovani mentre lasciano correre il pettine tra i capelli, le poetesse che si lasciano ispirare dalla fioritura dei ciliegi. E, mentre gli occhi dei lettori vengono rapiti dagli occhi corvini delle belle donne disegnate e dalla loro pelle percellana, la bravura dei maestri giapponesi esplode nei particolari dei kimono e degli ornamenti, nella acconciature e, più in generale, nell'estrema cura riposta nei colori scelti per dar vita a queste piccole poesie d'animazione. "Dal XVII secolo a oggi - fa notare la Balcou - sono le trasformazioni di un'intera società che possiamo cogliere e contemplare grazie a queste 'immagini di belle donne' (bijin-ga, appunto), brevi momenti effimeri catturati dagli artisti per diventare eterni".

La pelle come tavola da disegno

Cosa succede se gli stessi volti vengono trasferiti dalle tavole alla pelle? Se il disegno lascia il passo all'incisione? Si sprigiona la magia dell'irezumi, il tatuaggio tradizionale giapponese. Animali mitologici, come la fenice, la chimera o il drago-serpente, o personaggi mitologici, come i sette dèi della fortuna, i guardiani del Buddha o il cacciatore di demoni, prendono vita sulle schiene o sulle braccia degli amanti di un'arte che è stata a lungo osteggiata dalle istituzioni. Avvicinarsi a questo mondo da occidentali non è affatto facile. "Lungo tutta la mia carriera ho cercato di imparare il più possibile sull'arte del tatuaggio giapponese", racconta Jason Kundell, figura di spicco dell'arte del tatuaggio giapponese negli Stati Uniti. "Da americano. mi sono subito accorto che non sarebbe bastata una vita intera per le frustrazioni e le soddisfazioni che implica una missione del genere. Non c'erano scorciatoie e, per quanto potessi impegnarmi, non sarebbe mai stato abbastanza". Perché l'obiettivo finale di questo viaggio non era certo la meta, ma il viaggio stesso. Come spiega il maestro Osakan Horitoshi Izumi, l'irezumi (letteralmente "inserire l'inchiostro") è senza dubbio "un processo di apprendimento fondamentale per chi non è cresciuto in questa cultura", ma "una volta raggiunto un certo livello è importante che gli artisti seguano la propria visione". Per capire tutti questi processi, L'Ippocampo si è affidata al sapere di Yori Moriarty che nel 2005 ha iniziato a imparare quest'arte centenaria nello studio di Kundell. Il tatuaggio giapponese - Significati, forme e motivi è un'antologia completa e attenta delle immagini più inconiche che gli yakuza prima e la gente normale poi amavano farsi incidere sulla propria pelle.

Al termine di questo viaggio per immagini verrà forse da chiedersi: dove si nasconde l'eternità? Nei paesaggi di Hiroshige, sicuramente.

Ma anche nei volti delle "belle donne" immortalate dai maestri giapponesi nel corso dei secoli. Ma anche negli irezumi impressi sulle schiene degli affiliati della yacuza. Perché in tutti e tre i casi l'effimero viene fissato in un punto, diventando così icone indistruttibili.

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