Poeta e istrione, Evgenij Evtushenko ha diviso la scrittura tra denuncia e versi d'amore, e la vita tra le donne e l'impegno. Siberiano irrequieto, figlio scontroso della Madre Russia, amico di Boris Pasternak e rivale di Josif Brodskji, tra i grandi poeti russi del secondo '900, a 80 anni vive tra Mosca e gli Usa, dove insegna ancora all'Università di Tulsa (Oklahoma). È tradotto in 72 lingue (!), e popolarissimo in Italia. Ha appena vinto il premio Lerici Pea e ora esce il poemetto d'amore e d'avventure «Dora Franco. Confessione tardiva» (che inaugura la collana «Voci dal Mondo» delle edizioni Es, curata da Sebastiano Grasso, e che proporrà a breve inediti di Svenbro, Adonis, Bonnefoy, Henzensberger). Un libro in cui Evtushenko racconta, in versi bellissimi, la passione che nel 1968 visse con la modella e fotografa colombiana Dora Franco, donna amata alla follia della quale ha conservato un ricordo eterno, che diventa materia poetica («in questa pazzia innocente/ il Kamasutra diventava uno scherzo»). Ma qui dentro non c'è solo l'Evtushenko del delirio d'amore: c'è l'Evtushenko poeta, politico, contestatore, l'Evtushenko che incontra Neruda, il «nadaista» Gonzalo Arango, i fantasmi di Pukin, Cechov, Gogol'. E Gabriel García Márquez, che Evtushenko porta in visita sulla tomba di Pasternak, nel piccolo cimitero di Peredelkino...
Di fronte alla tomba c'era una panchina, dove gli scrittori russi sedevano per parlare liberamente. Anni dopo, quando la nipote di Pasternak sostituì la panchina di legno, sbriciolata dal tempo, trovò dei microfoni, messi dal Kgb. A dire della pericolosità della parola poetica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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