le opinioni dei lettori

Pubblichiamo alcune delle e-mail giunte in redazione (all’indirizzo essereitaliani@ilgiornale.it) sul tema: cosa significa oggi essere italiani?

Nell’era della globalizzazione mi domando se ha ancora senso chiamarsi italiani, francesi... Dovremmo sentirci tutti almeno europei e, invece, siamo ancora all’eterna disputa tra nord e sud, tra «bauscia» e «terroni»... I danni causati dal postfascismo sono ancora evidenti: abolita la parola patria, arrotolata la bandiera ed irriso il nostro inno. Ora si cerca di riscoprire il valore della «Patria» con la maiuscola ma siamo di fronte a problemi drammatici come il fenomeno dell’immigrazione. Allora sarebbe bello diventare italiani tutti insieme, nati a Belluno o a Palermo ma soprattutto regolarizzare i nati in Nigeria, Albania, Marocco etc... venuti in Italia a lavorare nella speranza di una vita migliore e diventati a tutti gli effetti italiani.
Fernando
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Cosa significa essere italiani? Essere italiani è «grande». Noi italiani dobbiamo essere fieri di essere nati in una terra che ha dato origine alla cultura occidentale. L’Italia, terra di grande civilizazzione, dagli Etruschi ai Romani, dai grandi inventori e scopritori del medioevo... Un popolo civile, lavoratore e umano. Ci sono tante cose belle da dire sull’Italia ed io prego ed incoraggio i veri Italiani a salvaguardare l’Italia da coloro che la vogliono distruggere... Viva l’Italia.
Sandro Vitale
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Amore per la patria senza particolarismi esasperati, rispetto massimo delle regole, diritto alla critica costruttiva, rispetto del diverso che brama essere italiano, lotta senza se e ma a coloro che non rispettano le regole dalla più piccola alla più importante. Orgogliosi del proprio credo, consapevole dei nostri pregi e dei difetti...
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Essere italiani vuol dire avere una lingua, una bandiera, un popolo che nonostante tutto si è sempre distinto e ha combattuto per il suo Risorgimento e la sua libertà. Un popolo che ha avuto i suoi poeti, i suoi navigatori, la sua civiltà, la provenienza latina.
Vincenzo Carazzone
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Cattolici, apostolici, romani. Dentro questa definizione c’è tutta la nostra storia, il nostro presente e il nostro futuro.
Flaviano Casagrande
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Premetto che sono nata a Bombay (Mumbay) nel ’68, geneticamente indiana al 100%, adottata da una famiglia italiana nel ’71, dunque da allora italiana sia sotto il profilo giuridico, che per educazione. Ho viaggiato molto e posso dire di aver tratto dai tanti posti visitati (in alcuni ho vissuto e lavorato) il meglio che potessero darmi, rendendo in cambio il meglio che io potessi dare. Ciò premesso, più visito il mondo, più il mondo mi piace, più stranieri conosco, più piacere provo a esportare la mia «italianità». Io, italiana, sono sempre stata ben contenta di rispondere alle domande, di raccontare la bellezza dell’Italia... cosa per altro ben più semplice fuori dalle frontiere che dentro. Lo dico perché le peggiori opinioni sull’Italia, le ho sentite dare dagli italiani stessi. Nessun orgoglio, anzi, tanta, troppa fretta nello sputare sul piatto in cui si mangia; voglia di denigrare a tutti i costi tutto ciò che è italiano; inspiegabile livore. Alle volte sono arrivata addirittura a chiedere «ma perché non te ne vai?», «chi ti obbliga a stare qui se ci stai così male?». Mai ricevuto risposte meritevoli di essere riportate...
Laura Neri
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Ho il piacere di essere italiano. Provo sempre un leggero brivido di emozione nel veder salire il tricolore sul pennone. Un momento che deve far ricordare i nostri morti di due sciagurate guerre, i nostri tanti successi in campo internazionale, magari anche sportivi. Amo la mia lingua, sono contento quando la sento parlare nel mondo anche se in modo approssimativo. Detesto quelle persone che invece di cercare di migliorare sbandierano i nostri difetti come patrimonio nazionale. Ricordo un giornalista di sinistra, con barba e capelli lunghi sulla nuca, tutto «politically correct» che disse che quando vedeva sventolare il tricolore si innervosiva. Chissà perché.
Lucio Fissi
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Oggi gli italiani sono in grave crisi di identità. Essere italiani in sostanza dovrebbe significare amare la propria nazione che, per esattezza, dovrebbe potersi chiamare «Patria». Perché questo termine, così inviso ai comunisti per decenni e all'attuale estrema-sinistra, è l'unico che, più di nazione, dà la misura del senso di appartenenza, è l’unico che riesce a coagulare il comune amore del popolo per la propria terra. Chi non ama la propria terra (nazione), come dice Sarkozy, non può sentirsi francese o italiano e sarebbe meglio che se ne tornasse alla «propria terra» di origine. Questo va riferito agli immigrati, soprattutto islamici, che non sembrano amare la terra che li ospita anzi, per certi aspetti, addirittura, forse, la odiano. Mi riferisco solo agli islamici che non vogliono integrarsi e rispettare le leggi del Paese che li ospita ma si portano dietro le proprie leggi, i propri usi.
Lettera firmata
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Per me essere italiani significa solo due cose: essere più intelligenti e più capaci degli altri. Eccellere in quasi tutte le attività è una peculiarità degli italiani per la loro cultura, la loro storia. Quindi bando alle chiacchiere sui governi, sui magistrati, sulle leggi, sulla politica: tutto il mondo ha del buono e del cattivo. La genialità è un’altra cosa quand’anche scaturisca da una persona di dubbia moralità come tale Caravaggio.
Maria Antonietta
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Dobbiamo dire che l’Italia fu fatta male e come un matrigna continua a dividere, a vessare il meridione e, non ad unire. Ritengo che gli italiani non esistano e mai esisteranno se non si farà luce e si porrà rimedio alle bugie risorgimentali che portarono all’annessione del Sud al Piemonte sabaudo.
Giovanni De Lauso
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Essere italiani per me significa trovare sulle carte geografiche il nome del mio Paese Italia e non Italy, il nome della mia città Roma e non Rome.
Quirico S.
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Essere italiani vuol dire parlare la stessa lingua, amarne la storia, perché la lingua è la nervatura portante del corpo culturale della nostra identità; perché amarla significa rispettare le nostre origini. Essere italiani vuol dire amare il proprio Paese, quando questo è eretto su una democrazia che si fonda sulla volontà dei cittadini; vuol dire essere tutti legati al vincolo delle nostre tradizioni; e per tali intendo tutto il filone politico-storico-letterario che si rifà a quegli intellettuali che hanno tenuto viva l'idea prerisorgimentale dell'unità del Paese.
Nazario Pardini
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Penso che essere cittadini di una nazione sia il primo passo per essere cittadini del mondo. Essere italiani è una fortuna che capita solo all’1% della popolazione mondiale fortuna che porta con sé l’onere di doversi fare carico dell'eredità spirituale e morale di un pezzo di terra che ha dato e da all'umanità le scintille di una buona parte del progresso e della cultura; l’italiano non ha colore (ricordo che molti imperatori romani non erano italiani, e qualcuno neppure europeo), l’italiano è la sintesi di oltre 2000 anni di storia e dell’incrocio di oltre 100 razze: riconosce nella mescolanza la strada per il futuro, riconosce alla personale intraprendenza il valore per poter emergere. Questo a mio avviso è il segreto della nostra forza, questo secondo me vuol dire essere italiano.
Lettera firmata
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Io sono italiano non solo perché sono nato in Italia e pago le tasse, ma anche perché i miei genitori, i miei nonni, i miei bisnonni erano italiani e pagavano le tasse. E i miei arcavoli erano nati qui, lavoravano, pagavano le tasse e contribuivano a fare di questa terra la bella e comoda Italia di oggi. No, non basta pagare le tasse in Italia per avere diritto a votare per gli amministratori locali.
Arrigo d’Armiento
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Essere italiani vuol dire essere orgogliosi di esserlo. Far parte di una nazione che, in quanto a geni universali non ha paragoni. Una nazione che svetta tutte come concentrazione di capolavori artistici in ogni città, come panorami stupendi, spiagge infinite, montagne eccelse. C’è purtroppo, da dire che, dagli anni 60 in qua si sono trascurate queste caratteristiche per affermare tanta mediocrità e, successivamente il cattivo gusto e le peggiori porcherie. Spero che gli italiani, nell’immediato futuro, si accorgano dell’Italia.
Enrico Maria Lucci
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Sono nato italiano, ma il luogo dove si nasce non può costituire motivo di orgoglio, perché dovuta al caso. Crescendo e conoscendo ho imparato ad apprezzare e deplorare il mio paese. Gli italiani, pur in presenza di disomogeneità anche clamorose, e per male che se ne voglia parlare, brillano per parsimonia, laboriosità, ingegno, fedeltà e abbondano ancora di personalità straordinarie in tutti i territori della conoscenza e della fede.

Per la mia nazionalità non mi sono mai sentito inferiore ad alcuno, nonostante le numerose magagne che ci affliggono e al ritorno da viaggi all’estero mi sono sempre ritrovato ben lieto di tornare tra i miei compatrioti, nel mio paese che, forse con un po’ di partigianeria, non cambierei con nessun altro al mondo.
Giannini Piero

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