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Ora Eco dà lezioni di bon ton: "Ragazzini, non datemi del tu"

Lo scrittore in una lectio magistralis: "Una finta familiarità che rischia di trasformarsi in insulto". E bacchetta gli extracomunitari

Ora Eco dà lezioni di bon ton: "Ragazzini, non datemi del tu"

"Non datemi del tu". Questo l'insegnamento ai giovani che Umberto Eco ha teorizzato in una lectio magistralis dal titolo Tu, Lei, la memoria e l'insulto. Secondo lo scrittore il passaggio dal "voi" al "lei", fino al "tu" dei giorni nostri, nasconde "una finta familiarità che rischia di trasformarsi in insulto". E che fa sì che l'Italia "perda la memoria".

"La lingua italiana ha sempre usato il Tu, il Lei (al plurale Loro) e il Voi - spiega Eco - voi sapete che la lingua inglese (reso arcaico il poetico e biblico Thou) usa solo il You. Però contrariamente a quel che si pensa lo You serve come equivalente del Tu o del Voi a seconda che si chiami qualcuno con il nome proprio, per cui 'You John' equivale a 'Tu, John' (e si dice che gli interlocutori sono in first name terms), oppure il You è seguito da Mister o Madame o titolo equivalente, per cui 'You Mister Smith' significa 'Lei, signor Smith'. Il francese non ha Lei bensì solo il Tu e Vous, ma usa il Tu meno di noi, i francesi 'vouvoyent' più che non 'tutoyent', e anche persone che sono in rapporti di gran confidenza (persino amanti) possono usare il Vous". Gli italiani, invece, stanno perdendo l'uso del "lei". "Da tempo invece, a un giovanotto sui quarant’anni che entra in un negozio, il commesso o la commessa della stessa età apparente, cominciano a dare del Tu - spiega - in città il commesso ti dà evidentemente del Lei se hai i capelli bianchi, e possibilmente la cravatta, ma in campagna è peggio".

Nella sua lectio magistralis, ripresa oggi da Repubblica, Eco lega la tendenza a non usare il "lei" con la perdita del memoria storica del Paese. E se la prende con programmi, come L'Eredità, durante i quali i concorrenti dicevano che la nomina di Adolf Hitler a cancelliere risale al 1979 e l'incontro tra Benito Mussolini e Ezra Pound al 1964. "Ho sperimentato con studenti stranieri, anche bravissimi, in visita all’Italia con l’Erasmus, che dopo avere avuto una conversazione nel mio ufficio, nel corso della quale mi chiamavano Professore, poi si accomiatavano dicendo Ciao - continua Eco - si è parso giusto spiegargli che da noi si dice Ciao agli amici a cui si da del Tu, ma a coloro a cui si da del Lei si dice Buongiorno, Arrivederci e cose del genere. Ne erano rimasti stupiti perché ormai all’estero si dice Ciao così come si dice Cincin ai brindisi". Lo stesso problema si riscontra con gli extracomunitari che "usano il Tu con tutti, anche quando se la cavano abbastanza con l’italiano senza usare i verbi all’infinito".

"Nessuno si prende cura degli extracomunitari appena arrivati per insegnare loro a usare correttamente il Tu e il Lei - conclude - anche se usando indistintamente il Tu essi si qualificano subito come linguisticamente e culturalmente limitati, impongono a noi di trattarli egualmente con il Tu (difficile dire Ella a un nero che tenta di venderti un parapioggia) evocando il ricordo del terribile 'zi badrone'".

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