Una piccola Agatha Christie in salsa punk e social-noir

Unisce almeno un paio di notevoli tradizioni, Cathi Unsworth. Da una parte quella nobile del giallo-noir anglosassone: Londra mater tenebrarum di sfumature di sangue, mistero e pazzia. Dall'altra quella zozzerella punk e underground, della rabbia anarcoide, della contaminazione. Il risultato, anche a guardare i filmati in cui appare, sembra una mirabile versione rock di Agatha Christie: al posto della scienza velenifera una collezione di crimini che virano sullo splatter, al posto della rappresentazione umoristico-borghese le sofferenze di un Paese confuso (come tutto l'Occidente, del resto).
La Unsworth in patria gode di un seguito affezionato, ma in Italia, a parte l'antologia London Noir pubblicata da Alet, i suoi libri non sono tradotti. Rimedia ora Castelvecchi, pubblicando l'ultimo, Weirdo (pagg. 314, euro 18,50), storia di una quindicenne condannata per un delitto legato a un rituale satanico, su cui si trova a indagare, venti anni dopo, un improbabile, e claudicante, investigatore da «cold case». Il tutto ambientato tra anni Ottanta e anni Zero nella regione del Norfolk, che in Inghilterra ha la fama di zona chiusa e stagnante (vedi l'espressione inglese «normale nel Norfolk», non proprio un complimento), ed è stata teatro secolare sia di proteste sociali sia di storie di fantasmi.
Insomma, tra psico-geografia, rassegna di crudeltà adolescenziali e neo-mitologia della strega innocente, la Unsworth mette in scena una trama coerente con la sua formazione. La scrittrice londinese ha iniziato diciannovenne, nei primi anni Ottanta, come giornalista musicale con il settimanale Sounds. Le sue gioie musical-politiche sono ancora ben fissate su gruppi come Echo and The Bunnymen, Killing Joke e New Model Army. A inizio anni Novanta la Unsworth aveva incontrato Derek Raymond, uno dei più geniali interpreti del noir inglese degli ultimi decenni, che l'aveva instradata verso la narrativa.


E ora siamo a Weirdo, che come da traduzione significa «Strambo» ed è un titolo coerente non soltanto con la passione della Unsworth per i reietti, ma anche con il tema centrale dei suoi libri: lo strano incrocio di tradizioni e personalità, inquadrato nel momento in cui le solite categorie si mischiano facendo emergere una vena inquietante. E questo sarebbe noir. Ma anche punk.

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