Il racconto

Sul sito della sua squadra, il profilo del trequartista Edgardo Colombo recitava così:
«Nato: 21 maggio 1998 a Sucre. Paese: Bolivia. Altezza: 183 cm. Peso: 74 kg. Carriera: 2015 Aurora, Cochabamba: 5 presenze (0 gol); 2016 Aurora, Cochabamba: 11 (1); 2017 Oriente Petrolero, Santa Cruz de la Sierra 24 (4); 2018 San José, Oruro 21 (12); 2019 San José, Oruro 27 (7)».
«Mica male», pensò Romano Fellani, il direttore tecnico di una grande società di calcio italiana della quale in questo momento ci sfugge il nome. A segnalargli Edgardo Colombo era stato Oleg Princisvalli, il suo omologo della Ternana appena retrocessa in serie B, dunque non un diretto concorrente di Fellani. Almeno per la stagione che sarebbe iniziata fra due mesi...
«Quest’estate - aveva detto Princisvalli a Fellani - noi non faremo praticamente niente in entrata, al massimo due-tre pezzi per la panchina, ma roba piccola. Piuttosto dobbiamo vendere...».
«Eh! Lo so, caro. Senti, a proposito... cosa mi dici di Stagnon? Mi pare sia in scadenza nel 2021...».
«Esatto, ma se cedo Stagnon la gente viene ad aspettarmi sotto casa...».
«No, se tu gli dài il nostro Ba-Hsiu-Chin».
«Ba-Hsiu-Chin?!?!?!».
«Certo. Perché devi sapere che...».
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Risparmieremo ai lettori i perché e soprattutto i percome. Diremo soltanto che, alla fine di quell’incontro, avvenuto nella hall di un famoso hotel milanese, si decise che: 1) Il possente difensore centrale francese François Stagnon sarebbe passato dalla Ternana alla società di Fellani; 2) Il suo posto sarebbe stato preso dal cino-coreano Ba-Hsiu-Chin; 3) Princisvalli, per sdebitarsi con Fellani che gli permetteva, dandogli Ba-Hsiu-Chin, di colmare, nel cuore dei tifosi umbri, il vuoto lasciato da Stagnon (ma tre mesi dopo, quando Princisvalli era già passato armi e bagagli allo Standard Liegi, il cino-coreano fu operato alla schiena per un’ernia della quale, secondo alcuni, Fellani era a conoscenza da quasi un anno...), Princisvalli, dicevamo, fece al collega il nome di Edgardo Colombo: «Il ragazzo - disse - non solo è fortissimo: te lo garantisco perché l’ho visto cinque o sei volte personalmente. È anche senza procuratore. E non ha mai messo piede fuori dalla Bolivia. Se lo prendi, fai il colpo dell’anno».
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Le immagini di «Youtubegol» erano piuttosto sfuocate e tremolanti. Però quel numero 10 sembrava una furia: scatti brucianti, tiri potenti e precisi, lanci millimetrici. Insomma, un diamante che meritava di essere incastonato in una squadra magari un po’ vecchiotta e «seduta», certo, ma in grado, se rinvigorita con qualche giovanotto e rinfrescata da nuovi schemi, di lottare sia per il titolo nazionale sia per quello continentale.
Fellani ruppe gli indugi. Si fiondò in una delle ville del presidente, gli magnificò le doti del boliviano e, dopo solo due ore, ottenne il via libera sotto forma di un assegno in bianco.
Così, alle 9,30 del 22 giugno 2020, salì sul volo Roma-La Paz. Non sarebbe tornato in Italia senza Edgardo «El Matador» Colombo al suo fianco.
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«Ma non ti sembra un po’ magretto?».
«Be’, magretto... diciamo che non è un colosso come Inughé. Speriamo almeno che corra di più».
«Comunque a me sembra magretto. Va bene che è un trequartista, però...».
L’autista di Fellani e il portinaio del palazzo dove aveva sede la società calcistica della quale continua stranamente a sfuggirci il nome erano anche tifosi della nuova squadra del «Matador». E proprio mentre loro si concedevano una sigaretta post-caffè di fronte al bar, intorno alle 15 del 29 giungo 2020, venti metri e tre piani più su Edgardo Colombo stava incominciando ufficialmente la sua avventura europea apponendo la sua firma in calce a un principesco contratto quadriennale, roba che Kakà, Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic, ormai vecchie e patetiche glorie, ai loro tempi d’oro non si sarebbero neppure sognati.
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Da La Gazzetta dello Sport del 20 agosto 2020: «Colombo sembra un pesce fuor d’acqua. Tanto movimento, ma nessun costrutto. E, quel che è peggio, i compagni sembrano ignorarlo».
Da il Giornale del 24 agosto 2020: «Il boliviano, frettolosamente soprannominato “El Matador”, per il momento sta “matando” soltanto le aspettative di chi ha riposto fiducia in lui. L’amichevole con il Rio Maior lascia un interrogativo inquietante: trattasi di bidone? Al campionato l’ardua (ma temiamo di no...) sentenza».
Dal sito del Corriere della Sera del 29 agosto 2020, all’indomani della prima giornata di campionato: «Quanto al boliviano Colombo, strombazzato come l’acquisto boom della stagione, entra al 63’ in sostituzione dell’ottimo Oleoklemany e in mezz’ora non tocca una volta (dicesi una) il pallone. Nella storia del campionato italiano dev’essere un record».
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«E poi, ragazzi - disse il presidente Moberkann scuro in volto, posando il bicchiere sul tavolo con gesto lentissimo - c’è la questione di quel Colombo. No, dico, questo qui prende 30 milioni l’anno per 4 anni e noi lo lasciamo puntualmente in panchina?».
«Presidente, lei ha ragione - fu la timidissima risposta di Gigi Muleofer, l’allenatore della squadra -, abbiamo investito molto sul “Matador”. Ma sa... l’ambientamento, il nuovo modulo... le pressioni del calcio ad altissimo livello...».
«... ricordo che anche Platini...», balbettò Fellani.
«Ancora questa storia di Platini - sbottò Moberkann -, l’ho sentita cento volte. Adesso basta. Colombo deve giocare, non voglio fare la figura di quello che butta i soldi dalla finestra».
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Ma Muleofer, spalleggiato da Fellani (oltre che, naturalmente, dai senatori dello spogliatoio che consideravano Colombo un peso morto e dalla maggior parte dei tifosi), tenne duro, relegando per tutta la stagione il boliviano in panchina, quando non addirittura in tribuna. Lui, l’ormai presunto «Matador», accettava supinamente - qualcuno diceva e scriveva «con grande professionalità» - il suo ruolo di «oggetto misterioso»: mai un’intervista polemica, mai un gesto scomposto, grande impegno negli allenamenti. Anche perché, caso più unico che raro, a dispetto dell’altissimo ingaggio aveva preferito restare senza procuratore.
Le scelte del duo Fellani-Muleofer, alla lunga pagarono. Certo, in campionato la squadra fece il minimo indispensabile, piazzandosi all’ottavo posto, l’ultima casella utile per assicurarsi la partecipazione alla successiva edizione della World League. Ma proprio in WL inanellò un filotto di vittorie che la condussero, anche grazie a qualche aiuto arbitrale su cui Fellani, se lo volesse, potrebbe dire qualcosa, alla finale.
Alle 20,45 del 24 maggio 2021, all’«Oronzo Pugliese» di Molfetta, di fronte a 90mila spettatori, i ragazzi del patron Moberkann scesero in campo con i favori del pronostico.
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Da il Giornale del 25 maggio 2021: «Il dio del calcio ha voluto che a trasformare il rigore decisivo fosse il migliore in campo, il colombiano Edgardo Colombo».
Sì, il colombiano Edgardo Colombo, non il suo omonimo boliviano. La vendetta di quella vecchia volpe di Oleg Princisvalli era servita. Lui, Oleg detto «il Boss», sapeva perfettamente dell’ernia di Ba-Hsiu-Chin, ma aveva accettato ostentando addirittura entusiasmo, in qualità di direttore tecnico della Ternana, di prendere il cino-coreano propostogli da Fellani. Perché sapeva benissimo che, tre mesi dopo il colloquio con il collega di cui abbiamo riferito all’inizio, si sarebbe accasato allo Standard Liegi.

Per questo aveva messo il collega sulle tracce dell’Edgardo Colombo sbagliato, il brocco boliviano, tenendo per sé, cioè per lo Standard Liegi, quello giusto, l’Edgardo Colombo colombiano, il più fulgido talento calcistico prodotto dal Sudamerica dai tempi di Diego Armando Maradona.

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