Col caldo la gente impazzisce.
Questo pensa John Kelly mentre in auto con il collega David Machelof si dirige a nord di Brooklyn.
Kelly calcola che, solo in quella mattina, almeno quindici persone hanno sparato al tizio del meteo. Risultato: un sacco di tv rotte e chiamate dei vicini al distretto. E la notte... La notte è anche peggio. Con la gente costretta a stare in casa, prigioniera fra quattro mura, si registra un aumento esponenziale dei reati domestici, soprattutto dei casi di omicidio, specie familiari.
Ma quello di Flatlands sembra essere il clou della giornata.
E siamo appena a mezzogiorno.
La signora Labidou, cinquantatré anni, immigrata da Haiti, viveva in un seminterrato. È qui che lhanno trovata, cadavere, sul pavimento. Il primo referto medico trasmesso per radio ai due detective parla di accoltellamento. A fare le spese della furia dellassassino anche il cane, un meticcio dal pelo rossastro probabilmente fatto fuori mentre cercava di difendere la padrona. Infine, una superstite: la nipote sedicenne della vittima, sfregiata al volto ma non in pericolo di vita, tuttora in ospedale. Sembra un delitto dimpeto, maturato in quella bolla pulsante di calura e di follia che opprime la città. Invece cè dellaltro...
(...) Machelof fa strada e discende la scaletta in ferro, seguito dal collega. La luce del sole si attenua di colpo non appena varcata la soglia del seminterrato. Si trasforma in una polvere brillante, in sospensione. Mettendo piede in quello spazio angusto, i due detective si rendono conto che questo caso non sarà come gli altri.
Prima di tutto, gli uccelli. Ce ne saranno almeno un centinaio. Alcuni si agitano nelle loro gabbie, distribuite in tutta la casa. Altri osservano la scena, immobili e impagliati. Sospesi al soffitto o infilzati su un piedistallo. Al posto degli occhi hanno biglie colorate. Sono pappagalli neri. Immagini religiose, di santi e arcangeli, ricoprono le pareti. E croci, tante croci. Fra un divano liso e un mobile con la tv cè la signora Labidou. Una pozza di sangue si allarga come un paio dali sotto il cadavere. Tiene le braccia tese allesterno e le gambe sono dritte come un fuso. La postura è innaturale. È come se qualcuno avesse voluto «sistemare il corpo»... E poi cè la faccenda delle coltellate. Sono sette e disegnano un cerchio perfetto sulladdome della vittima. La più profonda allaltezza del cuore. Il cane si trova a un paio di metri dalla padrona, con la gola tagliata di netto. Anche in questo caso, lanimale sembra ricomposto. Nulla che faccia pensare a una rapina: i cassetti sono chiusi e la borsa della vittima è su una sedia.
(...) «Detective, qui sotto cè qualcosa...»
Machelof è il primo ad avvicinarsi per verificare: sotto al corpo cè una bambola di stoffa intrisa del sangue della vittima. Capelli umani e occhi di bottone. Le sembianze, però, sono maschili. Uno spillone dalla testa di madreperla è conficcato allaltezza del pube.
Prima che Kelly possa proferire parola, uno degli agenti irrompe sulla scena. A quanto pare, interrogando i vicini di casa è venuta fuori una testimone.
«Lho riconosciuto, sa?... Era quel tipo. Girava qui intorno da un po di tempo. Stava con la figlia della morta, ma poi lei laveva mollato. Lui, però, non si rassegnava.»
«Era fuori di sé. Sembrava drogato» aggiunge la vicina.
(...) Quando finalmente la donna inizia a descrivere luomo che ha visto, viene fuori un ritratto abbastanza preciso della sua fisionomia. Kelly la prega di ripetere tutto a beneficio di un disegnatore, ma un dettaglio di quella descrizione lha colpito... Sarebbe poco ortodosso parlarne, e decisamente non in linea con la procedura. O forse è solo una sua impressione... ma il tipo visto dalla Williams assomiglia un po troppo al bambolotto con lo spillone nei testicoli. Il suo nome è Pierre Carrenard, trentacinque anni; nella comunità haitiana di Brooklyn è conosciuto come un tipo violento. Piccoli precedenti e qualche arresto. Quando la sua foto viene estratta dagli schedari della polizia, sono in molti a Flatlands a riconoscerlo come luomo che ha fatto irruzione nella casa della signora Labidou.
(...) La donna che i due detective hanno condotto in quel luogo (il luogo del delitto, ndr) non avrebbe alcun titolo per essere lì. Di lei non si farà menzione nei rapporti ufficiali, perché non potrebbe essere usata come teste in un tribunale. Eppure Kelly e Machelof confidano molto in lei per la soluzione del caso. Perché quella donna è una strega. O qualcosa del genere nella cultura vudù. Anche la signora Labidou, nonostante le immagini dei santi e le croci, sembra avesse molta confidenza con quelle pratiche di magia. I pappagalli neri, il bambolotto infilzato nel pube con lo spillone di madreperla, ne sono la prova.
La donna osserva la sagoma che descrive la disposizione del corpo della vittima. Si fa ripetere lordine delle pugnalate inferte, con lultima che trafigge il cuore. Osserva ancora la grande macchia di sangue, che disegna un paio dali. Quindi sposta la sua attenzione sulla sagoma del cane. Nei riti vudù sono frequenti i sacrifici animali. Secondo un significato panteistico, servono a ingraziarsi le forze oscure della natura. Un tempo avvenivano anche sacrifici umani. Nonostante circolino storie in tal senso, che narrano di stregoni che li eseguono ancora nellisola natia, non esistono conferme attendibili che siano ancora praticati, soprattutto in Occidente.
«Almeno fino a stasera» dice la strega.
(...) Il buio cala sulla città di New York, prendendo possesso dei luoghi. Il sonno inquieto di una città che ribolle viene interrotto dallo squillo di un telefono. Machelof si ridesta dal suo torpore. Kelly risponde. È quel simpaticone del medico legale che li prega di passare entrambi da lui. Il posto in assoluto più caldo di New York è lobitorio. I grandi freezer in cui sono stipati i morti rigettano calore in continuazione. Il dottor Razinsky ci è abituato.
«Quando ho ricevuto le foto segnaletiche, non potevo crederci.» Li conduce lungo un corridoio di piccole celle, intanto cerca quella col numero giusto. «Ecco, ci siamo» annuncia. Afferra la maniglia ed estrae la lettiga dal frigo. Il corpo è disteso sotto un lenzuolo di plastica. Razinsky lo scopre fino allaltezza delle ginocchia. Il volto presenta il tipico pallore azzurrino da cadavere di obitorio. Sulladdome e lungo le braccia sintravedono innumerevoli tatuaggi.
«È da quelli che lho riconosciuto. Sapete, qui di facce ne passano parecchie, non te le puoi ricordare tutte...»
Kelly e Machelof si guardano senza capire.
Quel morto è proprio Pierre Carrenard.
Ma quello che più li sconvolge è la frase successiva del coroner: «Sta qui da almeno una settimana».
In una caldissima mattina dagosto, verso mezzogiorno, lo zombie irrompe in un seminterrato di Flatlands. Compie un massacro che assomiglia a un sacrificio rituale. Quindi esce per fare una telefonata dal marciapiede di fronte al palazzo, curandosi di farsi vedere bene da una vicina di casa. Parla con il fidanzato della sua ex, dallaltro capo della linea, e lo minaccia come si deve. Quindi se ne va a zonzo per Brooklyn con una Cadillac verde del 79, va a trovare qualche parente con cui ha conti in sospeso e perfino il pastore di una chiesa evangelista. Quindi, arrivata la sera, riattiva il cellulare che ha rubato alla sua vittima e si diverte ad apparire e sparire come gli pare... prima di tornarsene indisturbato nella cella frigorifera che da una settimana è la sua casa.
Ma Razinsky ha ancora una chicca in serbo per loro: «Non volete sapere neanche come è morto?».
I due lo guardano, incerti. Alla fine annuiscono.
«Nessuna ferita, nessun trauma evidente... A parte un grosso ematoma allo scroto».
copyright © 2009 Donato Carrisi. Per gentile concessione di Luigi Bernabò Associates
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