Il corpo umano, le sue parti e le loro azioni ispirano un’allegra famigliola di locuzioni avverbiali che sembrano ricalcate l'una sull'altra: espressioni idiomatiche costruite con parole doppie, prevalentemente composte di verbo e sostantivo, molto figurative. Hanno in genere un ambito di utilizzo molto ristretto, nel senso che si accordano a un unico o a pochi verbi. Nelle loro colorite esagerazioni contengono una sottile carica di ironia e danno a una frase sempre il gusto di uno sfumato, elegante dileggio. Singolarmente le conosciamo tutte, ma elencarle insieme, alla rinfusa, le rende più curiose e divertenti. Eccole: (buttarsi) a capofitto, (gridare) a squarciagola,(ripetere) a menadito, (correre) a perdifiato, (ridere) a crepapelle, (sparare) a bruciapelo, (rubare) a mansalva o a man bassa, (accettare) a malincuore, (correre) a rompicollo, (parlarsi) a quattrocchi, (reagire) a sangue freddo, (accettare) a denti stretti, (buttarsi) a corpo morto, (essere) tutt’orecchi.
Ci sono anche alcuni aggettivi e sostantivi imparentati con questo modello “corporeo”: (un tramonto) mozzafiato, (morire di) crepacuore, (soffrire di) torcicollo, (comportarsi da) ficcanaso.
Alcune di queste espressioni sono molto antiche: come “a mansalva” , che significa a più non posso, dove “salva” significa libera, disinvolta; “a capofitto”, che indica il modo appassionato di affrontare un compito; “a menadito”, la cui derivazione
è meno immediata delle altre: secondo il Pianigiani è come dire “saper la cosa tanto bene, da poter menare subito il dito dov’ella si trova”; per il Tommaseo è anche “detto di orologi o di altre macchine con precisione”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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