E anche quest'anno «Più libri più liberi» ce lo siamo tolti dalle palle di Natale. È finita, grazie a dio, e col botto.
Dopo la surreale pagina scritta da un Politbjuro di intellettuali che al grido orwelliano «La censura difende la libertà» voleva cacciare un editore «nazista», col risultato che lo stand di Passaggio al Bosco è stato il più visitato della fiera (e non si sa cosa sia peggio: che la destra abbia iniziato a leggere o che la sinistra abbia iniziato a vietarlo), ieri è scoppiata una guerra pietosa dentro l'ala più simpatica del nazi-maoismo culturale italiano. Saviano, facendo finta di fare la morale, in realtà per rimarcare la leadership di Intellettuale Supremo dell'Antifascismo, ha rimesso in riga Zerocalcare spiegandogli che non bisogna avere paura dei libri e diffidandolo dal credersi il migliore di tutti: «Rinunciare a una fiera è solo una furbata, non si può fare i puri e lavorare con le multinazionali che eludono il fisco», gli ha detto. E sappiamo che ogni comunista ha la sua multinazionale nell'armadio.
Saviano e Zerocalcare: figli d'anima della stessa Murgia e anime diverse - quella dei saccenti e quella dei pupazzi - di una sinistra mai unita su niente. Sono come la Schlein e Conte: fanno a gara chi c'ha il pugno più chiuso. E quando lo aprono, è vuoto.
Poi, però, bisogna stare attenti.
A scivolare troppo a sinistra-sinistra si rischia di fare tutto il giro dell'arco ideologico-costituzionale e ritrovarsi così a destra-destra. E dopo è un attimo a darsi del fascista a vicenda. Metti che l'anno prossimo è Passaggio al Bosco a rinunciare a una fiera troppo «nazi»?