Cultura e Spettacoli

Dal rigattiere di parole: Imbroglio

D’imbroglioni siamo circondati, e sappiamo benissimo, a nostre spese, che cosa significhi la parola imbroglio. E cioè truffa, inganno, ma anche situazione equivoca, intoppo, difficoltà, intrigo, viluppo

Dal rigattiere di parole: Imbroglio

D’imbroglioni siamo circondati, e sappiamo benissimo, a nostre spese, che cosa significhi la parola imbroglio. E cioè truffa, inganno, ma anche situazione equivoca, intoppo, difficoltà, intrigo, viluppo. Rimanda direttamente a “broglio”, anch’essa voce medievale, il cui significato di “falsificazione, intrigo” nasce e resta nell’ambito dei pubblici uffici e delle cariche elettive (broglio elettorale). Nell’”im (in)-broglio”, il concetto è più sottile, perché il prefisso evoca l’attrazione verso qualcosa; infatti il Rigutini e Fanfani definisce il verbo imbrogliare come “confondere, arruffare, confondere altrui il cervello, avvilupparglielo con parole a fine d’ingannarlo”. Il termine che forse più si avvicina, in questo senso, è “raggiro, raggirare”, dove l’azione di convincimento, quand’è astuta e ben congegnata, sconfina quasi nell’ipnotismo.

Per l’etimologia di imbroglio, bisogna ovviamente andare a broglio. E qui gli studiosi si dividono e si disperdono, senza convincere. Per il Devoto Oli “brogliare” deriva dal provenzale “brolhar” (rimescolare, sollevarsi). Per lo Zanichelli, “dal francese brooillier, da breu, a sua volta dal germaico brod, brodo” (nel senso di mescolamento, confusione). Il Cardinali scomoda il gallico “bruaillean, disturbo, scompiglio”. Anche il Tommaseo cita il francese “brouiller”. Ma è lui – a nostro avviso - a mettere le cose a posto: broglio deriva da “brolo” (che significa orto, giardino, verziere), che a Venezia – spiega - è “il luogo pubblico dove la nobiltà suole adunarsi insieme per trattare l’un l’altro i propri negozii e chiedere i magistrati. Per estensione, maneggio per ottenere qualcosa”. Più dettagliato il Rigutini e Fanfani, che però chiamava “brogio” il “brolo”: “Dal nome di una parte della piazza San Marco di Venezia, detta brogio, dove concorreva la nobiltà per brogliare a fin di ottenere i pubblici uffici”. E infatti la definizione data a broglio da questo vocabolario è “maneggio illecito per ottenere pubblico ufficio”; l’esempio che viene fatto seguire ha 150 anni, ma potrebbe essere scritto oggi: “Nelle elezioni municipali e politiche il broglio ha la maggior parte”. Della paternità del “brolo” i veneziani vanno tuttora orgogliosi; alcuni, anzi, sostengono che “imbroglio” derivi semplicemente da “stare nel brolo” (in-broglio). Per Pietro Fanfani “far broglio” è “restringersi con gli amici per macchinare qualche cosa”. Ma broglio è anche “sollevazione, bucheramento” (Manuzzi); a sua volta bucherare significa “ottenere gradi e magistrati brogliando”.

Con un richiamo allo spirito del rigattiere curioso, merita di essere riferita la colorita serie di sinonimi proposta dal Palazzi alla parola “imbroglione”: “armeggione, arruffamatasse, cabalone, ciurmatore, gabbamondo, garbuglione, giuntatore, impostore, intrigante, lestofante, mestatore, truffatore, vendifrottole, azzeccagarbugli, truffaldino”.

Ciascuna meriterebbe di essere messa sotto una bella lente d’ingrandimento.

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