Questo termine, legato alla carta e per la precisione a una sua quantità standard, viene dal mondo dei tessuti. L'arabo rizma= fascio, pacco (da razama, impacchettare) era riferito a colli di panni, di velluti e di raso, legati in quantità predefinita. In Spagna gli arabi possedevano grandi fabbriche di carta, che allora si ricavava dal cotone o dalla bambagina (composto di canapa e lino), e proprio a causa delle materie prime utilizzate la parola passò a identificare quantitativi di carta per poi diffondersi in tutta Europa. Oggi, correntemente, una risma è un pacco da 500 o da 1000 fogli di carta di un determinato formato. Ma la quantità non è sempre stata uguale: nel Trecento era un insieme di 12 quaderni; nell'Ottocento il Tommaseo parla di 85 quaderni di 5 fogli l'uno, il Cardinali-Borrelli di una “balletta” da 500 fogli, un fascio (per il Masi, “un fagotto”) di 20 quaderni. Il Rigutini e Fanfani distingue: riferito alla carta da stampa, risma significa “20 quaderni, o sia 500 fogli”, riferito invece alla carta da scrivere risma indica “85 quaderni da 5 fogli”.
Risma per estensione si riferisce a un insieme di cose o persone mediocri o, peggio, di poco o nessun valore: come di fatto – spiega il Dir – è la carta di uso ordinario.
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