Ritratto di coppia in un inferno

In «La zona cieca» di Chiara Gamberale l’amore ai giorni nostri: un uomo narciso, una ragazza e un bastardino. Con sorpresa finale

Ritratto di coppia in un inferno

Chiara Gamberale ha 30 anni e questo è il suo quarto libro. Il primo, Una vita sottile, l’ha scritto quando ne aveva 22: raccontava le difficoltà di un’adolescente a convivere con un corpo che non sente suo. Grande successo di pubblico e di critica, vincitore di premi, Rai2 ne ha tratto un film-tv. Il libro era autobiografico (l’autrice ha sofferto di una sindrome bipolare, oscillando tra anoressia e bulimia). Figlia del supermanager Vito Gamberale, finito nel ciclone Mani Pulite, arrestato e poi assolto, Chiara Gamberale ha dovuto penare non poco per superare quei difficili momenti familiari. Adesso arriva La zona cieca (Bompiani, pagg. 254, euro 16).
Anche qui la protagonista Lidia ha sofferto per anni di disturbi legati all’alimentazione e nel passato è entrata e uscita più volte da una clinica psichiatrica. Lidia conduce la trasmissione radiofonica Sentimentalisti Anonimi, dove gli ascoltatori raccontano le proprie pene d’amore. (Nella realtà Chiara Gamberale conduce Trovati un bravo ragazzo, su Radio 24 tutte le mattine alle 10). L’amico più caro della protagonista è un omosessuale che lavora in radio con lei (nella realtà Carlo Guarino, 24 anni, divide il microfono con la Gamberale, e per anni ha diviso anche la casa. Omosessuale, è nel consiglio nazionale di Arcigay). Nel romanzo c’è anche Efexor, un cane trovatello con il nome di uno psicofarmaco (nella realtà il trovatello di Chiara Gamberale si chiama Tolep).
E poi Lorenzo, forse il vero protagonista di La zona cieca che ruota tutto intorno a questo quarantenne narciso, odioso, egoista e depresso. In una parola un bastardo, che usa Lidia e la cornifica, scappa di continuo per paura di impegnarsi in un rapporto, si strafà di canne, e per sfuggire al cliché terrorizzante della Famiglia Tradizionale Borghese diventa la macchietta di un cliché altrettanto scontato: lo scrittore maledetto, l’intellettuale pieno della propria intelligenza e prigioniero di un mondo di scrittori altrettanto narcisi e strafatti.
Il romanzo della Gamberale racconta la storia tra Lidia e Lorenzo. Litigi, scontri e momenti di grande passione, con finale a sorpresa, per l’arrivo inaspettato di uno sciamano di nome Brian, che si inserisce nella posta elettronica di Lorenzo e inizia a dialogare con lui svelandogli la sua «zona cieca». Quella zona del nostro essere che (secondo la «Finestra di Johari», elaborata nel 1955 dagli psicologi americani Joseph Luft e Harry Ingham), noi non riusciamo a vedere ma è visibile e comprensibile solo agli altri. La vicenda d’amore, nata malissimo e con tutti i presupposti sbagliati, in verità sarà positiva per la protagonista, perché la fa guarire dalla sua malattia.
Eppure questo non è un romanzo melenso, sul tipo «che bello l’amore, medicina di tutti i mali». Anzi, nonostante una grande passione, i due protagonisti rimangono degli estranei uno per l’altra. In verità questo libro è il racconto di una storia d’amore nei tempi moderni, fatta di insicurezze e incomprensioni, secondo la sensibilità particolare della autrice-protagonista. L’amore è una forza salvifica o distruttrice? Il finale lascia aperta la risposta. Ma vi diamo due indizi. Le frasi chiave sono le seguenti: «Il mondo è pieno di donne tradite e di uomini abbandonati».

E: «Mi ricordava la profezia di Tiresia quando la madre di Narciso gli chiede come sarà la vita di suo figlio e l’indovino le risponde che il ragazzo potrà essere felice a patto che non conosca mai se stesso». Quanti narcisi di questo tipo avete incontrato nella vostra vita?

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