Sbattuti fuori di casa, i papà invadono le librerie

Scontri generazionali e biografie di famiglia, dagli Agnelli ai Sorgi

Sbattuto fuori dalla casa di famiglia, il padre rientra nelle case editrici.
Figura della quale la società post-contemporanea può ormai fare a meno, è al contrario irrinunciabile per un buon piano editoriale. Inattuale come genitore di riferimento per la formazione della personalità del figlio, il padre va invece di gran moda come «personaggio» storico e letterario amatissimo dai lettori. Un vero fenomeno librario a partire da Contro i papà. Come noi italiani abbiamo rovinato i nostri figli (Rizzoli) di Antonio Polito, un j'accuse impietoso contro la generazione dei padri-orsetto che hanno allevato figli-bamboccioni, fino al «caso» più recente: Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre (Feltrinelli) di Massimo Recalcati, elogio filosofico dell'«erede», colui che trasmette il desiderio, e la vita stessa, da una generazione all'altra.

In mezzo, un vero catalogo di padri diversi. Il padre come «origine» sentimentale e genetica ricordato dal poeta Valerio Magrelli, orfano ad honorem e padre a sua volta, in Geologia di un padre (Einaudi), un mémoire in 83 capitoli (tanti quanti gli anni di papà) che scava fra ricordi personali e storia patria. Il padre messo alla prova dal dolore, come l'Antonio Socci di Lettera a mia figlia (Rizzoli), diario travolgente del lento risveglio della sua Caterina dal coma. Il padre indispensabile, come il Gianluca Nicoletti di Una notte ho sognato che parlavi (Mondadori), il resoconto folle e per nulla zuccheroso di come si divide al vita con un figlio autistico, la propria «ombra silenziosa». Il padre celebre, anaffettivo e mancato (almeno per buona parte della vita) ritratto dalla figlia di Mario Monicelli, Ottavia, in Guai ai baci (Sperling&Kupfer). Il padre celebre, affettuosissimo e sempre presente, dipinto dalla figlia di Carlo Fruttero, Maria Carla, in La mia vita con papà (Mondadori). O il padre che alla passione politica e civile sacrifica tutto se stesso, nel sogno-dovere di consegnare alla generazione successiva un mondo migliore, come il Nino Sorgi, siciliano eccentrico e avvocato antimafia, ricordato dal figlio giornalista Marcello in Le sconfitte non contano (Rizzoli).

Oppure ci sono i padri a confronto, simboli di generazioni anagraficamente identiche e antropologicamente opposte, come Emilio e Gianni, raccontate da Mimmo Calopresti in Io e l'Avvocato. Storie dei nostri padri (Mondadori): le epopee parallele di due famiglie di ieri. Una calabrese, povera, emigrata a Torino. Dove il capofamiglia diventa operaio alla Fiat, e il figlio regista di successo.

E una italianissima, sovrana, che domina Torino. Dove l'ultimo erede controlla la Fiat, e il figlio si butta da un cavalcavia. Il riscatto di chi aveva cominciato con niente e la fine drammatica di chi aveva tutto. Tranne un padre.

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