"La Beat Generation? Non è progressista": l'ultima follia liberal

Un tempo Beat Generation significava libertà e provocazione: ora per i liberal il fenomeno letterario-artistico nato alla fine degli anni '40 non è abbastanza progressista

"La Beat Generation? Non è progressista": l'ultima follia liberal

Chissà cosa penserebbe oggi Fernanda Pivano, colei che ha conosciuto e tradotto in italiano gli autori della Beat Generation - Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs, ma anche Henry Miller e Charles Bukowski - della nuova ondata di neomoralismo politicamente corretto che tanto va in voga fra i liberal. Scrittori provocatori e un tempo "proibiti" come Henry Miller oggi subiscono nuove censure e veti per motivi diametralmente opposti a quelli di 60 e più anni fa: se un tempo scandalizzavano l'opinione pubblica per il loro linguaggio diretto, per le loro avventure sessuali ai limiti della perversione - vedasi il Miller di Opus Pistorum - oggi i guru della Beat Generation non sono abbastanza progressisti e "inclusivi" per i moralisti della cancel culture, ossessionati dalla parcelizzazione della società in piccole minoranze.

Come riporta Il Foglio, sul Boston Globe un accademico scrive che, nell'era del "MeToo, Black Lives Matter, della situazione degli immigrati al confine, e delle manifestazioni del suprematismo bianco", On the Road di Jack Kerouac "può essere accusato di incarnare tutto ciò che è sbagliato sull'America". Quello che un tempo era un mito della sinistra, ora per i liberal diventa retrogado e arcaico. "I personaggi maschili di quel libro, mi hanno detto gli studenti, stanno godendo di una forma di privilegio bianco".

La sinistra liberal contro la beat Generation

Il magazine Quillette ha pubblicato un bel saggio dal titolo "Cancellare la Beat Generation" scritto da David Wills, direttore del Beatdom Literary Journal, nel quale l'autore si critica l'atteggiamento dei liberal di voler giudicare opere scritte 60/70 anni fa con gli standard morali del progressismo contemporaneo. "È estenuante leggere questi noiosi opuscoli" osserva. "Dal Jezebel passando per il Guardian e il Salon, le pubblicazioni di sinistra si stanno rivoltando contro gli stessi scrittori che hanno contribuito a rendere possibili le libertà e gli atteggiamenti che ora danno per scontati". Wills racconta di come molti docenti facciano sempre più fatica a includere On The Road nei loro corsi perché è un testo scritto "da un maschio bianco". "Non sono più solo i presidi a respingere i Beatnik; sono anche gli studenti. Questo libro, così importante nella vita dei giovani nei sei decenni passati dalla sua pubblicazione, ha incontrato una generazione immune al suo fascino" osserva. Gli autori Beat non erano santi e una sana critica è vitale, sottolinea, "ma i reazionari di sinistra che tentano di rimuoverli dai curricula sono ignoranti quanto le loro controparti di destra che hanno tentato di tenerli fuori più di mezzo secolo fa".

Il neomoralismo della cancel culture

Il paradosso dei liberal è che ciò che un tempo era considerato un simbolo della rivoluzione sessuale e di libertà contro una società perbenista - come Jack Kerouac e gli altri autori Beat - nell'era del #MeToo e di Black Lives Matter si trasforma nel suo esatto contrario. E così Kerouac e gli altri diventano improvvisamente "sessisti", "razzisti" e così via, secondo i canoni di un neomoralismo che soffoca arte, cultura, libertà e che adopera la censura come forma di dittatura del pensiero. Difficile, dopotutto, essere al passo con i dogmi del progressismo contemporaneo dove è sufficiente essere un maschio bianco - magari eterosessuale - per essere accusati di aver abusato di chissà quale forma di privilegio. Inutile nascondere che ci troviamo dinanzi a un'ideologia totalitaria, che non ammette forme di dissenso.

In 1984, George Orwell coglieva in maniera profetica l'essenza della cancel culture con diversi decenni di anticipo: "Ogni disco è stato distrutto o falsificato, ogni libro è stato riscritto, ogni immagine è stata ridipinta, ogni statua e ogni edificio è stato rinominato, ogni data è stata modificata. E il processo continua giorno per giorno e minuto per minuto. La storia si è fermata. Nulla esiste tranne il presente senza fine in cui il Partito ha sempre ragione".

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