Il titolo non inganni: Fare una mostra (Utet) di Hans Ulrich Obrist non è solo un libro che cerca di rispondere alle domande «Come nasce una mostra?» o «Qual è il ruolo del curatore oggi?» - argomenti sui quali peraltro fornisce ottime indicazioni - ma è una vorticosa, scompaginata, curiosissima raccolta di brevi saggi su cosa significa «fare arte» oggi, da diversi punti di vista: dell'artista, del curatore, del critico, del collezionista... Leggere Fare una mostra è come salire su una giostra che ruota attorno al mondo dell'arte accompagnati da uno dei più influenti curatori del pianeta.
Nato a Zurigo nel 1968, teorico e scrittore d'arte (possiede un archivio di duemila conversazioni filmate con pittori, architetti, filosofi, designer), curatore molto establishment e molto capace (dal 1991, con World Soup , a oggi ha curato più di 250 mostre) e attualmente condirettore della Serpentine Gallery di Londra, Obrist costruisce una autobiografia umana e professionale procedendo per temi-chiave: Alighiero Boetti (il suo autore culto e primo mentore, che conobbe nel 1986 scappando da una gita scolastica a Roma per andare a casa sua a conoscerlo), il ruolo dei musei, i suoi maestri (da Fischli&Weiss a Cy Twombly), le «città invisibili», le Biennali, il suo celebre progetto do it (una mostra in cui gli artisti erano invitati a restare a casa e a mandare al museo solo un kit di istruzioni per costruire la loro opera...), il collezionismo («Mettere in piedi una collezione è inevitabilmente un modo di pensare il mondo: i nessi e i principi che danno luogo a una raccolta d'arte contengono assunti, scoperte, associazioni: è un metodo per produrre conoscenza»).
Tra aneddoti, manie (abituato a viaggiare 300 giorni l'anno, per molto tempo ha sfruttato i treni come albergo e ufficio) e riflessioni fulminanti («Se il visitatore passa più secondi a leggere il cartellino che a guardare l'opera, la mostra non funziona...»), Obrist ci racconta cos'è per lui l'arte e, intanto, ci svela i segreti per fare una (buona) mostra. Primo: come gli consigliò Boetti, bisogna parlare direttamente con gli artisti, farsi confessare qual è il loro progetto impossibile e provare a realizzarlo.
Secondo, come gli suggerì Christian Boltanski, ricordarsi che un'esposizione deve sempre inventare una nuova regola del gioco: la gente ricorda solo le mostre che creano modi diversi vedere l'arte. Da cui la massima: «Il compito di un curatore non è occupare uno spazio, ma crearne uno nuovo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.