Sono tutti perdenti nel giallo storico del grande Varenne

Sono tutti perdenti nel giallo storico del grande Varenne

C on Sezione suicidi (Einaudi) lo scrittore Antonin Varenne aveva dimostrato che si può ancora raccontare in maniera originale il mondo dei commissariati d'Oltralpe attraverso le vicende del tenente Guerin, abituato a muoversi in un dipartimento davvero speciale del Quais des Orfèvres di Parigi. Il recente L'arena dei perdenti (Einaudi) è davvero una grande sorpresa perché ci presenta un Antonin Varenne che invece di sedersi sugli allori del grande successo si reinventa stilisticamente con un noir spietato e capace di raccontare sia il mondo delle scommesse clandestine legate al mondo della boxe sia gli anni terribili della Guerra d'Algeria.
Varenne propone da una parte le vicende del robusto poliziotto George, detto il Muro, che di giorno lavora al commissariato e di notte arrotonda lo stipendio salendo sul ring come pugile; e dall'altra quelle dell'operaio ribelle Pascal Verini costretto ad affrontare alla fine degli anni Cinquanta un calvario che prevede: «la guerra. La morte. La paura. L'Algeria». Il Muro è abituato a sentirsi vivo quando si trova a impugnare i guantoni, odia le scartoffie con le quali è costretto a convivere in ufficio. Per questo sceglie di lavorare per strada: meglio affrontare in faccia un pericolo piuttosto che annegare nella noia. Per Pascal Verini, invece, l'arruolamento, le punizioni disciplinari, l'imbarco forzato a Marsiglia sono un dramma al quale cerca di abituarsi cercando di estraniarsi da tutto ciò che lo circonda. Purtroppo per lui non si può stare a guardare quando i superiori ti costringono a lavorare come guardia in un campo di internamento dove sono detenuti e torturati i ribelli algerini. Antonin Varenne è abilissimo a raccontare in parallelo le vicende dei due protagonisti, due storie apparentemente lontane ma destinate a intrecciarsi quando il Muro accetterà di fare il picchiatore per la mala. Scoprirà presto di essere stato assoldato per punire alcuni personaggi scomodi che stanno riaprendo un'inchiesta sul periodo più buio della Guerra in Algeria e sulle torture compiute dalle milizie francesi in terra d'Africa.
Varenne spiega nella postfazione al volume di avere attinto ai ricordi personali di suo padre, Pascal Verini nasconde in realtà Pascal Varenne: «Questo libro è il suo, il suo triste tesoro di memoria rosicchiata, la sua cassa di vecchie banconote».

E così L'arena dei perdenti risulta al contempo un libro di denuncia della guerra e del colonialismo europeo e un'avvincente noir che rimanda a Raymond Chandler, Dashiell Hammett, Ernest Hemingway e Jack London. Un romanzo fatto di ombre e di colpe dove la disperazione non va a braccetto con la consolazione.

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