Oltre 700 opere, 3mila mq di superficie espositiva, 38 sale, un museo di valore straordinario. E i soliti pochi visitatori.
Siamo entrati alla Pinacoteca di Brera, per spirito di servizio, un sabato pomeriggio, d'ottobre, piovigginoso: un test perfetto per calcolare l'entrata «media», senza scuole e con il picco (?) di stranieri di passaggio.
Risultato. Un gruppo di studentesse di un Istituto d'arte di Cardiff moderatamente incuriosite dalla gigantesca Predica di San Marco del Bellini, pochi solitari giapponesi disorientati, una comitiva di amici spagnoli nella sala dei fiamminghi, sporadici tedeschi, una famiglia francese davanti alla Fruttivendola del Campi, e qualche italiano, perlopiù coppie, over 40, del Nord. Alle 14, orario del nostro tour, i biglietti staccati sono 200. «Se va bene stasera arriviamo a 600. In questo mese sta andando bene. Il weekend scorso abbiamo fatto un piccolo record: 750 entrate al sabato e 800 alla domenica. Ma erano anni che non facevamo quei numeri...», confessa l'addetta alla biglietteria. E in settimana? «Considerando i gruppi di scolaresche? Dipende dai mesi: 800, 900, a volte anche mille persone al giorno». E senza scolaresche? Silenzio. «In media 300. Forse 350...».
Maestosa e unica per valore artistico, sonnacchiosa e modesta per flussi turistici. Galleria semideserta di gente e affollata di pezzi ineguagliabili, con almeno tre-quattro capolavori assoluti della pittura universale, la Pinacoteca di Brera è il modello negativamente perfetto dei beni culturali italiani: nessun altro Paese ne possiede di più, qualsiasi altro li sa sfruttare meglio. Soltanto tra i milanesi, tolte maestre e professori, in quanti sanno che in un'unica sala si trovano la Pala Montefeltro di Piero della Francesca e lo Sposalizio della Vergine di Raffaello? Che qui c'è la Pietà del Bellini (in restauro ma visibile, dietro le vetrate del laboratorio installato in sala XVIII)? E che, in fondo al corridoio d'entrata, sacrificato, quasi d'angolo, c'è una delle dieci opere capitali della storia della civiltà, il Cristo morto del Mantegna? E poi la Cena in Emmaus del Caravaggio - che una solitaria ragazza olandese sta copiando su un taccuino - e poi Tintoretto, Tiziano, Lotto, fino alla galleria del Novecento, angusta e magnifica e spopolata, con Boccioni, Modigliani, Carrà.
Una visita impagabile. E impagata. Nonostante il biglietto di sei euro, la posizione centralissima e l'orario 8.30-19.
30 (l'apertura serale è improponibile per i costi dei custodi) la pinacoteca non attrae. Non chiama pubblico, non parla e fa sparlare. Nascosta con i suoi tesori. Uno splendido tempio, vuoto. Terra abbandonata, in-colta. Cioè «braida». Brera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.