di Nicola Crocetti
È venuto da voi
e dice
non siete responsabili
né per il mondo né per la fine del mondo
vi hanno tolto dalle spalle un fardello
siete come uccelli e bimbi
divertitevi
e si divertono
dimenticano
che la poesia contemporanea
è lotta per il respiro
(Traduzione di Carlo Verdiani)
Con i premi Nobel Czeslaw Milosz e Wislawa Szymborska, Tadeusz Rózewicz è uno dei massimi poeti polacchi del Novecento. Scomparso il 24 aprile scorso a Breslavia, era nato a Radomsko nel 1921. Durante la guerra e l'occupazione tedesca partecipa alla lotta partigiana, e nel 1944 il fratello maggiore Janusz, anch'egli poeta e suo mentore letterario, viene fucilato dai nazisti. Dopo aver studiato Storia dell'arte all'Università di Cracovia, comincia a pubblicare poesie nel 1938, ma la sua prima raccolta, Inquietudine, esce solo nel 1947, e sarà seguita da un'altra ventina. Rózewicz si distingue subito per i temi affrontati (soprattutto la guerra) e per lo stile patriottico colloquiale, epigrammatico, umoristico, che ripudia metro e rima e che avrà una grande influenza sulla poesia polacca successiva. Dopo aver studiato Storia dell'arte all'università entra a far parte del gruppo d'avanguardia Krakowska assieme al regista Tadeusz Kantor. Scrive versi e pièces teatrali in cui compie una ricognizione, venata di ironia e scetticismo, sulla recente storia europea; affascinato da Beckett e Ionesco, offre anche un importante contributo al teatro dell'assurdo. Il suo stile espressionistico, influenzato da T.S. Eliot e Pound, viene accusato dal regime comunista di nihilismo. Altri considerano rivoluzionari i suoi versi, che rinnovano la poesia polacca dandole un nuovo senso dopo la tragedia di Auschwitz. Milosz lo definisce «l'autore di maggior talento tra quanti hanno cominciato a pubblicare dopo il 1945».