Cronaca locale

Il cuore della Ca’ Granda, una storia di modernità

Il cuore della Ca’ Granda, una storia di modernità

Una città nella città. Con botteghe, distribuzione di viveri, ortaggi, addirittura un mulino per macinare il grano che poi sarebbe servito per fare il pane, e una vasca per il bucato, una chiesa parrocchiale e una cripta. Siamo nel 1600 a Milano, all’interno della Ca’ Granda, nonché l’Ospedale Maggiore, il primo ospedale pubblico d’Europa «per acuti». E’ appena uscito il libro «Il cuore dell’antico Ospedale Maggiore di Milano. I luoghi dell’Archivio e la Chiesa della Beata Vergine Annunciata» (Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, Milano, novembre 2011, 319 pp), risultato della lunga e approfondita indagine sullo stato attuale di conservazione di due zone specifiche di tutto il Policlinico di Milano, quali appunto l’Archivio e la Chiesa. Nelle oltre trecento pagine illustrate del libro sono contenuti tutti i risultati cui finora ha portato il lavoro di scoperta e analisi coordinato da Mariangela Carlessi e Alessandra Kluzer della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Milano. Intorno alle due studiose si è stretta un’equipe di professori universitari di varie facoltà milanesi (anche la Cattolica oltre al Politecnico), l’Ambrosiana e il Servizio Beni Culturali della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, a dimostrazione di quanto l’intera città sia partecipe della corretta valutazione della ricchezza che è racchiusa all’interno dell’Ospedale Maggiore. Quasi dieci anni di lavoro sono solo l’inizio se l’oggetto che si studia è una struttura che esiste a Milano dal 1600. «Attraverso la conoscenza del contenitore si può permettere un’ulteriore valorizzazione del contenuto –dice Paolo Galimberti, direttore del Servizio Beni Culturali del Policlinico di Milano-. L’indagine che abbiamo realizzato e le scoperte che sono state fatte vorrebbero costituire la base per un progetto di restauro per cui stiamo cercando un finanziamento». Restauro che, secondo i calcoli, dovrebbe ammontare a 5 milioni di euro circa. «E c’è una terza funzione di questo libro –continua Galimberti-. Vogliamo diffonderlo anche all’estero, soprattutto in Europa. Vogliamo creare delle connessioni, delle relazioni con altri Paesi». Riprendendo così la fama che l’Ospedale Maggiore aveva nel passato, quando fu anche un riferimento in altre parti d’Europa, come la Francia, come nel caso dell’Hotel-Dieu a Lione: «Il Policlinico è un ospedale che fin dalle origini ha avuto un’architettura dettagliatissima –dice il prof. Lucio Franchini del Politecnico di Milano- Come, ad esempio, un impianto idrico che funzionò bene fino al 1800». E che permetteva di poter usufruire di alcuni «comfort» presenti in ogni stanza, come la possibilità di disporre di servizi igienici con acqua corrente e vari accorgimenti igienici, anche contro i cattivi odori che in ospedale si possono sentire. L’intero impianto idrico sottoterra, infatti, era dotato di ventole, in modo che l’odore non stagnasse.

«Ci sono anche testi del 1600 che definiscono l’Ospedale Maggiore come “confortevole“» dice Franchini.

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