Il cuore a tre dimensioni

Le nuove apparecchiature diagnostiche rivelano ogni dettaglio anatomico e permettono terapie precoci

Il cuore a tre dimensioni

Gianni Clerici

Conoscere il cuore, conoscerlo meglio. L’ultimo prodotto della tecnologia applicata alla medicina è l’ecocardiografia tridimensionale, che riesce ad identificare quantitativamente e qualitativamente tutte le patologie del cuore, anch’esso tridimensionale, e con largo anticipo sui metodi diagnostici tradizionali. Naturalmente, questa diagnosi precoce permette un intervento terapeutico altrettanto precoce.
Quest’anno, per la seconda volta, s’è tenuto un corso di aggiornamento ecocardiografico riservato a 140 cardiologi di tutte le regioni italiane. Lo ha presieduto il professor Stefano de Castro, ricercatore presso il Dipartimento di cardiologia dell’università di Roma La Sapienza. Il corso, realizzato con il supporto scientifico di Takeda e Philips, si è giovato della collaborazione delle università di Linz e di Boston (dove de Castro ha sperimentato i primi ecocardiografi tridimensionali) .
Di questi rivoluzionari apparecchi diagnostici, in Italia, ce ne sono poco più di cinquanta; ma la loro diffusione è destinata a crescere. «Diventerà indispensabile» afferma il professore, che ogni anno illustra il loro funzionamento ai cardiologi di molte città italiane, partendo dal presupposto che l’ecocardiografo tridimensionale serve a perfezionare, non a sostituire, l’ecocardiogramma.
«Quando lavoravo a Boston - ricorda - questi apparecchi permettevano una diagnosi nello spazio di tre-quattro ore. Oggi abbiamo la riposta in tempo reale, ed è una risposta infallibile. L’analisi morfologica del cuore è perfetta».
Tutte le cardiopatie, anche quelle congenite, vengono evidenziate dall’ecocardiografia tridimensionale. Tutti i danni valvolari vengono scoperti subito. È lo scompenso cardiaco, in particolare, che si avvantaggia di questa tecnica. Questa malattia colpisce oggi tra il 2 e il 3 per cento della popolazione e provoca, ogni anno, poco meno di 200mila ricoveri ospedalieri (sulla spesa sanitaria incide il doppio dei tumori maligni e dell’infarto). Le linee-guida europee ed americane raccomandano l’ecocardiografia come metodologia d’eccellenza per valutare l’entità dello scompenso cardiaco.
Diagnosticando precocemente questa grave patologia, è possibile curarla meglio. Si sono rivelati molto efficaci i sartanici (in particolare il candesartan); ma devono essere somministrati subito, perché lo scompenso, nel paziente anziano, può diventare mortale.
«Siamo utili anche ai cardiochirurghi, perché offriamo loro tutte le “notizie”, buone o cattive, sul cuore che devono operare. Per la prima volta nella storia della medicina, possiamo affermare che conosciamo alla perfezione l’organo più importante del nostro corpo».


Ai corsi di aggiornamento sull'ecocardiografia tridimensionale infatti partecipano, come relatori, cardiologi di tutto il mondo. Ciascuno di essi porta un «dossier» di casi clinici che possono far meglio apprezzare queste tecnologie.

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