Come curare la malattia di Crohn

I maggiori esperti di malattie infiammatorie croniche intestinali si sono riuniti nei giorni scorsi all’Università di Pavia. L’incontro è stato coordinato dal professor Gino Roberto Corazza che dal 1998 dirige la clinica medica I e gastroenterologia dell’università di Pavia, Fondazione Irccs Policlinico San Matteo, presso cui è stato recentemente istituito un Centro di eccellenza per la cura di queste patologie. Il professor Corazza, bolognese di nascita, ha sviluppato i suoi studi all’Istituto di Patologia Medica, dove insegnarono prima Labò e poi Barbara e Gasbarrini, e si è poi recato in Gran Bretagna, all’università di Leeds e negli Stati Uniti a Baltimora alla John’s Hopkins University. Dal 1987 al 1998 è stato all’Università dell’Aquila prima di essere chiamato a Pavia, in una delle più antiche università italiane, che ha saputo annoverare tra i suoi docenti Spallanzani, Golgi, Natta, Rubbia. Le stesse cellule staminali furono individuate per la prima volta a Pavia negli anni Trenta da Ferrata.
«La malattia di Crohn e la colite ulcerosa – ricorda il professor Corazza, autore di oltre 700 pubblicazioni scientifiche – colpiscono in Italia circa 150mila persone. La malattia di Crohn è immunomediata: l’eccessiva produzione di “tumor necrosis factor alfa”, una proteina sintetizzata dalle cellule del sistema immunitario, è tra le cause dell’infiammazione. Questa patologia si presenta nel paziente giovane, tra i 20 e i 40 anni: frequenti emorragie, fistole dolorose, che sovente recidivano, condizionano le giornate e l’attività». Non è una malattia rara, è più frequente nei bianchi europei; alcuni gruppi etnici (come gli ebrei ashkenaziti) hanno tassi di incidenza significativamente più alti della media. Ciò suggerisce l'ipotesi di una predisposizione genetica, scientificamente non esistono però delle sperimentazioni, quindi non si può affermare con certezza una certa ereditarietà. Si attendono i risultati di numerosi studi in corso.
Nel paziente la parete intestinale perde la sua lucentezza, si infiamma e diviene più spessa. L'intestino malato si irrigidisce e il suo lume si restringe. La delimitazione tra un tratto malato e uno sano è netta. La malattia interessa all'inizio la mucosa, che subisce una necrosi localizzata. Si formano ulcerazioni che, lentamente, si approfondiscono negli altri strati dell'intestino. La lentezza in questo processo, provoca aderenze tra le anse e questo crea fistole entero-enteriche.
«Fino a pochi anni orsono – aggiunge il professor Corazza - le armi a disposizione del gastroenterologo erano limitate, di ridotta efficacia e con gravi effetti collaterali. L’impiego di antibiotici, cortisonici, antinfiammatori presenta un'inadeguata efficacia clinica. Per molti dei pazienti si doveva ricorrere alle resezioni intestinali ed alla colectomia. Oggi è avvenuta una autentica rivoluzione sul piano terapeutico grazie alla messa a punto di principi attivi biologici. Tra questi l'infliximab è l’unico farmaco che ha già dimostrato una elevata efficacia clinica ed endoscopica nella malattia di Crohn fistolizzante, con una importante riduzione degli interventi chirurgici e del consumo di cortisonici». A Pavia la I clinica medica ha una doppia anima: la prima ematologica, con profonde tradizioni (il professor Storti fu un pioniere dell’ematologia italiana), la seconda gastroenterologica, con una attività di ricerca scientifica di rilievo. La struttura comprende 22 medici, una biologa, una biotecnologa ed una trentina di medici specializzandi. I posti letto sono 54, oltre 10mila gli accessi annuali di pazienti. I day hospital sono specialistici: dall’emato-oncologia alla gastroenterologia, dall’endocrinologia al Centro antidiabetico. Il professor Corazza sta favorendo lo sviluppo di ricerche multidisciplinari.

Antonio Di Sabatino, uno dei suoi più stretti collaboratori, ha studiato all’Università di Londra prima i meccanismi biologici della malattia celiaca, poi quelli antinfiammatori e le stenosi intestinali nella malattia di Crohn. Oltre all’assistenza ai pazienti la ricerca di base e clinica sono considerate gli obiettivi primari del Centro.

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