Nuove conquiste nella lotta al cancro. «Il tumore della prostata sarà presto una malattia curabile nella maggioranza dei casi con un'ottima qualità della vita. Grazie ad una diagnosi precoce efficace e a trattamenti brevi e oncologicamente radicali come la radioterapia robotica in cinque giorni, terapia che ci ha visto primi in Italia e tra i primi in Europa. Possiamo garantire un rapido recupero ed il ritorno alla vita personale, familiare e lavorativa con minimi effetti collaterali». É questa la dichiarazione di Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto oncologico europeo (Ieo).
A Milano nei giorni scorsi sono stati presentati due nuove metodiche per il trattamento del tumore alla prostata. Il professor Roberto Orecchia, direttore della radioterapia all' Istituto oncologico europeo ha presentato, durante un incontro scientifico, i nuovi risultati ottenuti con la terapia robotica (cinque sedute) con acceleratori di ultima generazione (Cyberknife e Vero) per pazienti con malattia in stadio iniziale, in alternativa all'intervento chirurgico. Questo schema è nato in Usa ed ora è già applicato allo Ieo. L'adroterapia con ioni carbonio (già impiegata allo Cnao di Pavia) risulta utile per casi localmente avanzati, PSA oltre 20, si effettuano 16 sedute, quattro la settimana, per un mese. «Questo schema - aggiunge il professor Orecchia, cattedra di radioterapia all'università di Milano- va accoppiato alla terapia ormonale, ed è per la prima volta usato in Europa. Deriva da una esperienza giapponese su più di mille pazienti trattati. Utilizziamo questa tecnologia per aggredire la malattia nella fase iniziale, quando il Psa (l'antigene prostatico) non supera i 10-15 nanogrammi per millimetro». Essenziale è la diagnosi precoce. La struttura di queste cure è un anello gigante di circa 110 metri di circonferenza, in cui protoni e ioni carbonio corrono, si accelerano, e generano un bisturi invisibile diretto verso l'area neoplastica del paziente. In tal modo è possibile tagliare il Dna delle cellule tumorali, uccidendole. Stando alle previsioni e sulla base delle sperimentazioni già compiute si ha la possibilità di tenere il tumore sotto controllo nel 75 % dei casi, contro il 40-50 % garantito in genere con le cure che vengono attualmente impiegate nei Centri oncologici.
Il segreto è nella radiazione più concentrata sulla parte malata. In cinque sedute si arriva a bersagliare il tumore con 35 gy (il gray o Gy è l'unità di misura della dose assorbita di radiazione) che valgono come gli 84 Gy della cura tradizionale. «Essendo i raggi molto più focalizzabili sulla parte malata si registrano minori effetti collaterali», spiega Orecchia. La promessa è di scongiurare uno degli aspetti più temuti da chi deve sottoporsi alla chirurgia della prostata, ovvero l'impotenza che interessa circa la metà dei pazienti.
In Italia due su tre tumori alla prostata vengono diagnosticati in persone con più di 65 anni. Dopo gli 80 anni l'80-90% degli uomini ha un tumore alla prostata. Nella maggior parte dei casi la malattia non dà segni e ci si accorge della sua presenza solo in caso di autopsia dopo la morte. Questa neoplasia è tra le più diffuse nella popolazione maschile e rappresenta circa il 15 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell'uomo: le stime parlano di poco più di 23.500 nuovi casi ogni anno in Italia. Fortunatamente il rischio che la malattia abbia un esito nefasto non è elevato, soprattutto se si interviene in tempo.
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