Roma - Pur non essendo nell’agenda del Consiglio europeo, a Bruxelles tiene banco per l’intera giornata la richiesta del primo ministro inglese Tony Blair di «inviare altre truppe» in Afghanistan. Una proposta che Massimo D’Alema, alle prese con i delicati equilibri interni della sua maggioranza, non può che lasciare cadere nel vuoto. «C’è un decreto in Parlamento - spiega il ministro degli Esteri al termine di una riunione del Pse che precede il summit Ue - che ha deciso quello che dobbiamo fare: quella è la decisione del governo, non abbiamo in previsione nuovi provvedimenti». Insomma, l’Italia non ha alcuna intenzione di inviare nuove truppe a Kabul.In serata lo ribadisce anche il premier Prodi: «Nessun cambiamento, l'abbiamo confermata con il voto alla Camera».
Sul tavolo dei capi di governo e dei ministri degli Esteri europei, i temi caldi sono energia, clima e rilancio della Costituzione. Ma per l’Italia, un argomento di primo piano resta l’Afghanistan, per più motivi. A Roma, infatti, è in corso il delicato dibattito sul rinnovo dei finanziamenti per le missioni militari all’estero (tra le quali quella a Kabul e Herat) e inoltre le preoccupazioni del governo, in questo momento, sono tutte per la sorte dell’inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, da alcuni giorni nelle mani dei talebani. A questo proposito, spiega D’Alema, «si sta lavorando cercando di tenere aperti tutti i canali di comunicazione», anche se «in questo momento non ci sono notizie che possano essere seriamente divulgate». Insomma, sull’Afghanistan la parola d’ordine della Farnesina è cautela.
Della situazione a Kabul, però, si parla anche nella cena che segue il vertice Ue alla quale prende parte anche Blair. Nei giorni scorsi, durante un question time alla Camera dei Comuni, il premier britannico aveva invitato gli alleati europei a un maggiore impegno militare nel sud dell’Afghanistan, là dove i talebani hanno rialzato la testa e dove operano le truppe di Usa, Gran Bretagna, Canada e Olanda. Del resto, il Regno Unito ha dato l’esempio un mese fa, annunciando l’invio di altri 1.400 uomini proprio per sopperire alla riluttanza di alcuni partner a rafforzare i propri contingenti. D’altra parte, la situazione in Afghanistan sta entrando in una fase decisiva visto che la Nato ha lanciato una forte azione militare nel sud, dove tra l’altro è prevista un’offensiva dei talebani in primavera. A Downing street, però, sono consapevoli di non poter fare tutto da soli, così Blair ha fatto sapere che del problema avrebbe interessato «informalmente» gli altri Paesi europei durante la cena che ha seguito ieri sera il Consiglio europeo.
Da Roma, al «secco no» di D’Alema replica il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi, convinto che oltre a far correre all’Italia il rischio di «isolamento» internazionale, il governo stia mandando in «pezzi» la nostra credibilità internazionale «mettendo a repentaglio la sicurezza dei soldati italiani». Secondo Bondi, D’Alema ha «inferto un grave colpo all’unità della Nato» e ha fatto «una scelta che rischia di trasformare l’Italia nella zavorra dell’Alleanza».
«Per anni - prosegue il coordinatore azzurro - i Ds hanno detto di ispirarsi al laburismo riformista britannico, ma ora che sono al governo mostrano la loro vera faccia, non esitando a scaricare Blair per compiacere Bertinotti e inseguire una fantomatica conferenza di pace alla quale nessuno può seriamente credere».
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