Enrico Lagattolla
da Milano
Nemmeno fosse un triangolo. Lei (lamica), lui (il marito), laltra (la moglie). Ma un triangolo non è. Storia di uninnocente lettera anonima inviata a lui, in cui lei gli dà per scherzo del «cornuto», e per cui laltra - che si sente chiamata in causa - la prende a male eccome. Storia che si consuma tra mura domestiche e unaula del tribunale civile di Milano, e che finisce con la condanna a un risarcimento per diffamazione. Con lei che deve pagare allaltra quasi 50mila euro per linsolenza, e lui che - forse - a sto punto un po cornuto si sente davvero.
Inizia tutto nella cassetta della posta. Luomo riceve una missiva anonima. Tra le altre, una parolina di troppo. «Cornuto», appunto. Meglio nasconderla, lepistola della discordia. Ma non cè nascondiglio che tenga. La moglie-segugio la scova. E - ovviamente - la legge. Quel «cornuto» non le va giù. Perché, ragiona aristotelica la donna, se il marito ha le corna allora lei gliele ha messe. E se lei gliele ha messe, vuol dire che è una pocodibuono. Offesa da tanto francesismo, e con sillogistico sdegno, «estorce» al marito il nome della mittente, le fa sequestrare la macchina da scrivere (per una consulenza tecnica che darà ragione alla moglie disonorata), e la cita in giudizio. E il tribunale sentenzia: se dai del cornuto a lui, dai dell«allegra» a lei. «Diffamazione», e allora paghi.
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