La mostra «Dürer e lItalia», alle Scuderie del Quirinale di Roma, è una rassegna importante che, tuttavia, ha in sé il rischio della comparatistica. La curatrice dellesposizione e del ponderoso catalogo Electa, Kristina Hermann Fiore, ha peraltro il merito di far conoscere al pubblico italiano 20 dipinti del grande artista tedesco, 10 acquerelli, 33 disegni, 58 stampe originali e 3 dipinti di controversa attribuzione. Una documentazione adeguata per qualità e quantità che ci permette di cogliere luniversalità di Dürer, in grado di spaziare dalla pittura allacquerello, dal disegno allincisione, senza trascurare la scienza e la teoria dellarte. La mostra è esemplare nel rivelare la ricchezza dellispirazione, la forza dinvenzione e il rigore intellettuale di questa figura fondamentale del Rinascimento.
Nato a Norimberga nel 1471, figlio di un artista, Dürer a soli 15 anni è allievo di Michael Wolgemuth e subito ammiratore del pittore e geniale incisore Martin Schongauer. Le radici di Dürer sono nordiche, anche se Schongauer, al quale il primo Dürer deve tanto, supera la gestualità tardogotica a favore di una scansione prospettica delle figure. Il ritratto del padre del 1490, prima opera autografa, risente ancora dei modelli fiamminghi, ma ha già unintensità sorprendente per un tedesco. Sarà tuttavia il viaggio in Italia nel 1494 e in particolare il soggiorno a Venezia a dare una svolta alla sua pittura. Egli ritrae dal vero, con un segno stupefacente per dinamismo, scioltezza e eleganza, la Veduta di Trento e la Veduta di Arco, anticipando di un secolo il genere delle vedute.
Nel suo primo viaggio italiano Dürer scopre Giovanni Bellini, Andrea Mantegna (forse lartista che lo ha più influenzato), Leonardo, il Pollaiolo. Nel secondo viaggio, fra il 1505 e il 1507, coglie la grandezza di Raffaello, al quale invia un autoritratto, ma studia anche larte antica e legge Vitruvio. Il nucleo della rassegna romana è articolato in cinque temi: larte del ritratto, la scoperta della figura umana attraverso lantico, lo studio della natura, la pittura religiosa, limpegno per limperatore Massimiliano I. Il ritrattista è presente in mostra con disegni e dipinti degni di Raffaello, in cui trova una sintesi fra larte nordica e quella italiana. Dürer ha una personalità tale per cui riesce sempre a essere originale, anche quando si rifà, come nelle mirabili incisioni (Apollo e Diana, Il satiro e la ninfa, Il cavaliere, la morte e il diavolo, Le insegne della morte) a Mantegna e allarte classica.
Lo studio della natura, del «vero» è fondamentale per lartista, anche perché la natura è unita alla bellezza. Eppure egli scrive: «Cosa però sia la bellezza, io non lo so». I disegni e gli acquerelli di animali e di uccelli, colti in presa diretta, sono espressione di unarte singolarmente anticipatrice. La ricchezza e la complessità di Dürer sono evidenziate anche dai quadri dispirazione religiosa, dove egli dà uninterpretazione personalissima del rapporto fra la tradizione nordica e il senso dello spazio e il cromatismo dellarte italiana. Ecco allora la splendida Adorazione dei Magi e il singolare Giobbe e la moglie con tinozza dacqua. Citando solo di sfuggita il lavoro di Dürer per limperatore Massimiliano I, che dà peraltro origine a un capolavoro del Rinascimento tedesco come Il trionfo dellimperatore, la mostra dedica ampio spazio ai riflessi dellartista sullarte italiana del Cinquecento e del Seicento.
Ma se, pur con qualche leggera forzatura, i rapporti con i nostri artisti rinascimentali sono documentati in maniera convincente, assai più discutibili sono certi raffronti con larte barocca. La Dürer Renaissance, che dilaga nellEuropa settentrionale e nella Penisola iberica, è da noi più un fenomeno culturale che artistico.
LA MOSTRA
«Dürer e lItalia», Roma, Scuderie del Quirinale, fino al 10 giugno. Informazioni e prenotazioni: 06-39967200.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.