Dacia Duster è «low» ma solo nel prezzo

Un progetto di legge esiste, presentato dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, da gennaio nella Commissione attività produttive e che si spera di vedere in Parlamento a fine mese. Sulla sua bontà, durante il congresso mondiale per lo sviluppo del metano per l’autotrazione tenutosi a Roma giovedì scorso, praticamente erano tutti d’accordo. Tutto bene allora? No purtroppo: alla fine di un pomeriggio denso di interventi, anche di indubbio interesse, le vere notizie sono arrivate alla fine, solo due e nemmeno troppo buone. La prima è che Eni e Regione Lombardia si sono accordati per costruire 30 nuove stazioni di metano entro il 2012 ovviamente in Lombardia, dove già operano una buona percentuale delle 728 «disperse» sul territorio nazionale. Per carità 30 in più fanno sempre comodo, ma in Lombardia non è una priorità. La seconda notizia è che dopo il boom di vendite dello scorso anno, grazie agli incentivi governativi, quest’anno le vendite di auto a metano sono crollate, sebbene l’industria automobilistica abbia fatto passi da gigante.
Daniele Chiari, senior vicepresident di Fiat Group Automobiles, ha spiegato come il Lingotto, avendo da tempo creduto nel metano, sia in grado di offrire prodotti di assoluta avanguardia e sia pronto a fare anche di meglio nel brevissimo periodo, se solo potrà contare su una certa «stabilità» del mercato. Massimo Nordio, direttore per l’Italia del brand Volkswagen gli ha fatto eco approfondendo il concetto espresso da Chiari e riempiendo il concetto di «stabilità» di ulteriori contenuti: «Prevedibilità, coerenza, certezze». Tutti aggettivi che vogliono dire che una volta intrapresa una strada che in molti, e a ragione, ritengono ormai indifferibile, per l’ambiente e la nostra bilancia dei pagamenti, non si può procedere a singhiozzo. Per gli incentivi alle alimentazioni con metano e Gpl lo Stato ha investito nel 2009 oltre un 1,2 miliardi, ma corre voce, e non vi sono smentite, che il consumo di metano e Gpl non sia aumentato come atteso in conseguenza delle maggiori vendite di auto.
Viene il legittimo sospetto, dunque, che in molti abbiano approfittato degli sconti fino a 6.500 euro per l’acquisto di una nuova auto a gas per poi continuare a girare a benzina almeno in vaste zone della Penisola. Il vero problema continua a essere la diffusione dei distributori e poiché un nuovo impianto di metano costa mediamente 350mila euro, con gli stessi soldi investiti per gli incentivi si sarebbero potuti finanziare ben 3.428 nuovi impianti.

Proprio l’esistenza di questi sarebbe il vero incentivo reale e duraturo alle vendite e all’uso di auto a gas.

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