Dagli arbitri alla Lega Il pallone si ribella a Borrelli

Dichiara che ci sono 15 fischietti sotto inchiesta e semina panico tra di loro. Morganti, ieri, non voleva scendere in campo Pancalli promette un intervento Gussoni-Figc: trovato l’accordo

Dagli arbitri alla Lega Il  pallone si ribella a Borrelli

da Roma
Viva l’auricolare e abbasso Borrelli. Viva l’auricolare, introdotto per volontà di Cesare Gussoni con l’avvio del girone di ritorno. Tranne qualche raro caso (ad Ascoli con Farina e a Livorno con Ayroldi: uno non assegna il rigore ai marchigiani, l’altro lo regala ai toscani), il nuovo strumento tecnologico funziona. Forse non ha tutti i meriti di una domenica positiva, è solo questione di forma (degli arbitri) e di fortuna. Ma nel frattempo la nuova gestione a due teste, Gussoni e Collina (il primo davanti alla tv, il secondo in tribuna a Livorno), incassa un buon risultato e può dedicarsi al negoziato diplomatico per ottenere da Pancalli, commissario straordinario, le ultime modifiche alla bozza dello satuto che oggi, a Roma, sarà approvato a larghissima maggioranza.
È un vero successo politico quello ottenuto da Gussoni, deciso imprenditore di Varese, che ottiene quattro correzioni di grande efficacia: 1) autonomia amministrativa (vuol dire non dover andare col cappello in mano dal presidente federale per rimborsare l’attività dei 32mila fischietti); 2) ammissione di Gussoni nel comitato di presidenza per discutere delle questioni che riguardano la categoria; 3) cancellazione della frase «nell’ambito dei regolamenti federali» per quel che attiene la nomina degli organi tecnici, del designatore cioè, trovata studiata da mano anonima per riportare gli arbitri sotto la tutela del consiglio federale; 4) riconferma della giustizia arbitrale per giudicare i propri associati.
Tutti d’accordo, tutti felici e contenti, allora? Neanche per idea. Perché per tutta la domenica, da Gussoni a Collina, fino agli spogliatoi degli arbitri di mezza serie A, tensione e preoccupazioni si colgono al volo. E questa volta il nemico si ritrova all’interno dell’organizzazione, si chiama Francesco Saverio Borrelli, il grande inquisitore del pool di mani pulite arruolato da Guido Rossi per fare lo 007 nel pallone. L’ex magistrato, attualmente in pensione, con un’intervista giudicata da un dirigente dell’Aia «un attentato», nei giorni scorsi ha messo alla berlina 15 arbitri, facendo qualche nome e cognome, Morganti, il fischietto di Inter-Fiorentina uno di quelli citati, e preannunciando sul loro conto inchieste roventi.
Tra gli arbitri è scoppiata la rivolta contro Borrelli. Gussoni e Collina hanno dovuto incoraggiare Morganti e riconfermargli la loro fiducia per indurlo a presentarsi a San Siro ieri pomeriggio. Voleva rinunciare, addirittura. Hanno protestato con Pancalli ma il commissario straordinario ha promesso loro un intervento, diretto e personale, nei confronti del dottor Borrelli per indurlo alla discrezione da realizzare martedì, dopo l’assemblea. «Un altro qualsiasi dirigente sarebbe stato sostituito in 24 ore, lui si porta dietro un cognome pesante» commentano in via Allegri dove la promessa di Pancalli lascia il tempo che trova. L’unico esponente del calcio italiano che ha fatto il cane da guardia è stato, ancora una volta, Antonio Matarrese, presidente della Lega, preso di mira dallo stesso Borrelli («Non sapevo che ci fosse bisogno di presentarsi al presidente della Lega, se lo incontro lo saluto» la sua battuta). Don Tonino non si è divertito per niente e ha deciso di metterlo in riga. «O provvede la federazione altrimenti lo faccio io» è stato il suo ultimatum a Pancalli e Petrucci. Gli arbitri sono tutti dalla parte del presidente della Lega, l’unico dirigente sceso in campo per tenerli al riparo dalle tempeste processuali che si preannunciano. Viva l’auricolare (sul quale si farà il punto nel prossimo raduno romano nei giorni 1, 2 e 3 febbraio) e abbasso Borrelli.

Che tenta disperatamente di fare le scarpe a Stefano Palazzi, il procuratore cui spetta il ruolo di accusatore nella giustizia sportiva. «Se continua così sarà retrocesso, altro che promosso» minacciano dalle parti del Foro Italico.

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