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Dagli scarti ora si ricaverà la plastica

Dagli scarti ora si ricaverà la plastica

La biotecnologia potrebbe venire in aiuto ai produttori di barbabietole da zucchero. Un brevetto tutto italiano, infatti, ricava dalla fermentazione batterica degli scarti delle piante una bioplastica che ha ottenuto la certificazione «Ok biodegradable water» dalla società belga Vinçotte, che garantisce la sostenibilità ambientale, grazie al completo scioglimento in acqua a temperatura ambiente. Il nome del biopolimero è impronunciabile (polyhydroxyalkanoato), più facile è ricordare l'abbreviazione Phas. La novità produttiva è data dal fatto che esso si ottiene per fermentazione batterica e non da oli o amido di cereali, come la maggior parte dei biopolimeri oggi in commercio. Immersi per 10 giorni in normale acqua di fiume o di mare questi materiali si dissolvono senza lasciare residui.

Il brevetto è di Minerv@, progetto di ricerca avviato nel 2007 dall'azienda biotecnologica Bio-on di Bologna e da Coprob. Questo tipo di plastica può essere impiegato per creare materiali termoplastici che possono sostituire oggetti oggi ottenuti dal petrolio come pet e pvc con cui si producono bottiglie, imballaggi alimentari, componentistica auto, arredamento, fibre, pellicole per imballaggio, componenti elettronici. I derivati del petrolio non sono biodegradabili, rinnovabili o compostabili, la plastica dagli scarti di barbabietola sì. Una certificazione analoga è stata ottenuta da Minerv@ per una bioplastica ricavata dalla melassa di canna da zucchero.

Il rovescio della medaglia è rappresentato dai costi per la ricerca e la produzione e dall'elevato impiego di agenti chimici e di energia. Coprob ha preferito spostare l'investimento nel «core business», cioè nel miglioramento qualitativo della coltivazione della barbabietola e della trasformazione in zucchero, e la coop è uscita dal progetto Minerv@.

A Coprob è subentrata nel 2015 Sadam, che ha deciso di imboccare la strada della chimica verde con un investimento da 55 milioni di euro in base a un accordo con Bio-on. Per la campagna di raccolta 2017-18 l'azienda ha riaperto il terzo zuccherificio italiano oggi in funzione, quello di San Quirico (Parma), puntando a produrre 40-50mila tonnellate di prodotto agricolo da convertire in plastica ecologica. Lo scopo del gruppo industriale Maccaferri, cui fa capo Sadam (lo stesso che ha ceduto Eridania ai francesi), è trasformare l'impianto nella prima bioraffineria al mondo per produrre plastica biodegradabile da glicerolo secondo i brevetti messi a punto da Bio-on.

La realizzazione dell'impianto per la produzione di bioplastica è partito a febbraio e la fase operativa dovrebbe essere avviata entro 24 mesi con una potenzialità produttiva iniziale di 5.000 tonnellate all'anno. Andrà a integrarsi con altre attività industriali legate alla chimica verde che rientrano nei piani di sviluppo e diversificazione del gruppo Maccaferri.

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