Sergio Maestri
Le sfide restano tante, a cominciare dalla Fiat e al suo indotto nel Torinese, ma è ormai fuori discussione che le Olimpiadi, che il 10 febbraio prenderanno il via a Torino, daranno una forte spinta alleconomia del territorio e, come si vedrà, consistente anche a livello nazionale. Uno studio congiunto Unione Industriali di Torino-Università La Sapienza di Roma stima infatti che nel periodo 2005-2009 il Piemonte godrà, grazie alla ricaduta dei Giochi, di un incremento medio del Pil di poco meno del 3%, e di un aumento medio delloccupazione annua del 2,8%. Miglioramenti con cui la regione aveva perso confidenza se si considera che da 18 trimestri consecutivi il settore manifatturiero registra il segno meno. Questo non significa che le Olimpiadi riaccenderanno automaticamente i motori dellindustria - che soffre nei confronti dellEstremo Oriente di una grave crisi di competitività - ma che offriranno un terreno più favorevole, più tranquillo, per compiere ciò che gli economisti definiscono non semplicemente «recovery», ovvero ripresa, ma «turnaround», ovvero svolta, cioè uno sviluppo su basi nuove di cui il Piemonte non può fare a meno. Un territorio che immagina il suo futuro come una grande rete, dove la coesione tra le varie aree, e tra le varie province della regione, ognuna con la propria eventuale specializzazione, sia sempre più stretta, quasi a formare un unico grande distretto multisettoriale. In particolare sarà quello delle costruzioni il settore che risentirà di più delleffetto Giochi, destinatarie di circa il 30% delle risorse complessive, pari a 2,32 miliardi di investimenti pubblici, seguite da alberghi, ristoranti e più in generale il commercio con il 15%, e da una serie di attività che comprendono i servizi alle imprese, quelli immobiliari e di noleggio, che superano il 20 per cento. E le assunzioni seguiranno proporzionalmente questi settori. Ma, come ha ricordato Luca di Montezemolo, presidente di Confindustria e presidente onorario del Toroc, levento sportivo rappresenta «una grande opportunità per leconomia italiana», a partire da settori come le infrastrutture e il turismo. In questo quadro si spiega anche il ritorno della fiducia tra gli imprenditori piemontesi, che, secondo una recente indagine di Unioncamere, sono per il 30% ottimisti sulla crescita della domanda, trainata dallexport, nel semestre ottobre 2005- marzo 2006, nove punti in più dei cosiddetti pessimisti. Per lauto il successo della Grande Punto resta il grande imperativo di questanno anche per le prospettive di produzione torinese. Lindotto sta compiendo un doloroso, ma anche proficuo, processo di diversificazione.
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