Vita splendida e durissima, si dice, quella degli inviati speciali, il gotha di una professione - un tempo, ma anche oggi - invidiatissima. Quando si ricordano le (dis)avventure dei grandi inviati, non si racconta mai una storia. Si celebra unepopea. Vera o (spesso) falsa che sia, poco importa. La scrittura, anche quella del giornalista, deve sempre fare i conti con la finzione.
E una particolare epopea è quella narrata dallinviato speciale Lorenzo Cremonesi, il quale sotto il titolo Dai nostri inviati (Rizzoli, pagg. 382, euro 30) sceglie, commenta, arricchisce una serie di grandi inchieste, corrispondenze di guerra e straordinari reportage pubblicati sul Corriere della Sera dalla sua fondazione (quando gli inviati di chiamavano «redattori viaggianti») alla seconda guerra mondiale, ovvero dai pezzi del leggendario Dario Papa dallAmerica (passando per la tragica spedizione al Polo Nord vissuta da Cesco Tomaselli) fino ai «racconti» di mare e di guerra di Dino Buzzati. E in mezzo, come un principe, il «reporter modello» al quale Enzo Magrì ha appena dedicato una perfetta biografia: Luigi Barzini: una vita da inviato (Mauro Pagliai, pagg. 336, euro 18), dagli esordi londinesi a quando, a fine carriera, sottoponeva i pezzi a Mussolini - nel 1943, al Popolo dItalia - prima di mandarli in redazione.
Splendida e durissima, la vita da inviati. Come la loro scrittura.
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