DallasSuper Bowl numero 45, che barba. Anzi, che barbe (e capelli). Va così, quest'anno. Nella miriade di curiosità e bizzarrie che tengono vivo il versante spettacolare su cui la NFL conta fino al venerdì, per poi lasciare spazio alla partita, uno spazio stavolta l'ha avuta la decisione di alcuni giocatori delle finaliste, Green Bay Packers e Pittsburgh Steelers, di decorarsi con appendici tra il rozzo e l'esuberante. Brett Keisel, difensore di Pittsburgh, sembra mangiafuoco e la sua Barba (sì, maiuscola) ha acquisito ormai vita propria, se è vero che è titolare di una pagina facebook con centinaia di affezionati e che martedì, in conferenza stampa, lo stesso Keisel, ammiccante, ha fatto cenno ai volatili e agli scoiattoli che deve far sloggiare ogni volta che sottopone la sua creatura al lavaggio. Che gli uomini di linea, dediti a compiti di fatica nascosta ai più, prediligano un look severo, quasi rustico, non è una novità, come hanno dimostrato già in passato tanti loro colleghi ad esempio a New England, ma stavolta si sta andando oltre.
Barba per Keisel e alcuni compagni di squadra, barba per Scott Wells, il centro dei Packers, ed altri colleghi di linea, barba pure per Ben Roethlisberger, il quarterback di Pittsburgh, al suo terzo Super Bowl (ne ha già vinti due), e qui siamo già fuori norma, perché i Qb hanno storicamente un ruolo esteticamente più brillante. Ma il cosiddetto Big Ben ha motivo di restare coperto: quest'anno la sua stagione è iniziata solo alla quinta partita, a causa della squalifica subita dalla NFL per accuse - mai seguite da incriminazione - di molestie ad una ragazza, e sulla sua persona non è ancora sparita la nuvola del sospetto, dello scrutinio costante.
E se non è barba sono capelli: quelli, lunghissimi e sponsorizzatissimi (da marche di shampoo), di Troy Polamalu e Clay Matthews, difensori (ma in ruoli diversi) rispettivamente di Pittsburgh e Green Bay, che sono tutt'altro che semplici parrucconi, visto che hanno chiuso al primo e secondo posto nelle votazioni per il difensore dell'anno.
Si gioca domenica sera nel favoloso Cowboys Stadium di Dallas, o meglio della vicina Arlington che in quanto 49esima città statunitense per dimensioni reclama rispetto, ed è, tra quelle degli ultimi anni, una delle sfide di maggior richiamo, oltretutto molto incerta nel pronostico. Packers e Steelers, insieme, hanno infatti vinto nove Super Bowl (6 Pittsburgh, l'ultimo due anni fa) e rappresentano due squadre storiche della NFL, quelle che in trasferta contano, normalmente, sul maggior numero di tifosi. Distinguibili per un dettaglio, ovvero i copricapo a forma di fette di formaggio per i fans di Green Bay, che rappresenta il Wisconsin dalla grande produzione casearia, e la celebre Terrible Towel, ugualmente gialla, per quelli di Pittsburgh, che sventolano ritualmente e ossessivamente l'asciugamanino ideato tanti anni fa dal telecronista Myron Cope. Il quale solo in seguito narrò la genesi dell'oggetto, risalente al giorno in cui i capi della sua stazione radio gli avevano chiesto di inventarsi qualcosa di sfizioso sul piano del marketing. «Non faccio cose sfiziose, faccio cose serie» aveva risposto, al che il suo capo gli aveva sussurrato «ricorda che il tuo contratto è in scadenza». «Adoro le cose sfiziose!» aveva allora prontamente ribattuto il telecronista, idealista ma non stupido.
Squadre di città fredde, Packers e Steelers, che all'arrivo a Dallas hanno trovato un clima gelido, per una perturbazione che ha congelato e paralizzato la città, coperta dal ghiaccio: al chiuso del Cowboys Stadium, martedì, alcuni giocatori battevano i denti nel corso del Media Day, e in serata c'è stato chi, per stare qualche ora al caldo, è andato alla partita di... hockey dei Dallas Stars, contando su un clima certamente meno gelido che non all'esterno. E allora forse si è capito il perché di tante barbe: riparano dal freddo.
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