Dalle corsie del Galliera all’ospedale di Rabat

Dalle corsie del Galliera all’ospedale di Rabat

Non solo i Medici Senza Frontiere varcano i confini nazionali. Anche un'equipe di quattro esperti dell'Ospedale Galliera ha avviato una «missione» in Marocco per formare il personale infermieristico e medico dell'Ospedale Pediatrico di Rabat, in particolare per quel che concerne la cura dei pazienti affetti da Anemie Congenite quali la Thalassemia.
Si tratta del dottor Gian Luca Forni e di Giacomo Robello rispettivamente Responsabile Medico e Coordinatore infermieristico del «Centro della Microcitemia e delle Anemie Congenite», il dottor Giorgio Derchi, cardiologo, e dell'infermiere Rehhal Oudghough, antropologo.
Perché è cosi importante questa missione? Lo ha spiegato Giacomo Robello: «L'avere un gruppo di esperti di riferimento fa sì che possa essere trasferita in Marocco l'esperienza maturata in Italia nella prevenzione, con campagne di sensibilizzazione tra i medici ed informazione nella popolazione, e nella cura che ha portato ad un cambiamento della prognosi della malattia. Tutto questo va a vantaggio dei pazienti, che raggiungono una qualità di vita quasi normale. La nostra presenza in Marocco è inquadrata nell'ambito di un progetto del quale si è fatto promotore il Rotary Club Genova Nord, il quale è riuscito ad ottenere l'approvazione della prestigiosa Rotary Foundation».
Per entrare nello specifico della missione, Robello ha aggiunto: «Il progetto, già in corso, prevede l'addestramento presso il nostro Centro di personale medico ed infermieristico, visite del personale dell'Ospedale Galliera a Rabat, oltre alla fornitura di attrezzature e software, di farmaci, e alla cura in Italia di casi selezionati».
Il progetto è nato dalle esigenze stesse della gente: alcuni pazienti marocchini si rivolsero, in maniera autonoma, al Centro del Galliera per essere curati e così, da qual momento, anche attraverso la tenacia di una madre marocchina determinata a curare il proprio figlio, si è aperto questo canale di solidarietà per rendere autonome le strutture sanitarie del Marocco volte alla cura del caso, senza così dover impegnare le famiglie in viaggi «della speranza».


Va infine ricordato che il Marocco è uno dei Paesi della sponda del Mediterraneo a più alta incidenza di emoglobinopatie: si aggira tra il 7 e l'8% la percentuale della popolazione che è portatrice sana del gene che causa la malattia, percentuale confrontabile con quella dell'Italia che, tra i Paesi Europei, è una delle nazioni di più alta diffusione di una malattia che è normalmente classificata come rara.

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