Roma

Danilo Rea «incontra» la poesia di De Andrè

Trasformare in note i celebri versi di Fabrizio De André. È la sfida di Danilo Rea, che domani sera sarà sul palco dell’Auditorium con il suo pianoforte, per un tributo al grande cantautore genovese. Un concerto in cui il celebre pianista tenterà di intepretare i classici di De André cogliendone l’essenza musicale, provando a scoprire se con i soli tasti del pianoforte è possibile ricreare l'intensità delle parole di «Faber». Un percorso in cui Rea ha scelto di inserire i suoi brani preferiti, per lo più appartenenti alla prima fase di carriera di De André. Sotto le dita del pianista sfileranno La canzone di Marinella, La canzone dell’amore perduto, Via del Campo, Girotondo, Inverno, Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, Il pescatore e Bocca di rosa. Nella lunga carriera di Rea, sempre a cavallo tra la passione per il jazz e le digressioni nel mondo pop, con Claudio Baglioni ma non solo, c’è spazio anche per una collaborazione virtuale con De André. Nel ’97, quando Mina scelse di interpretare La canzone di Marinella in duetto col cantautore genovese, chiamò proprio Rea a incidere la parte di piano. Faber però non registrò la sua parte nella stessa occasione, quindi i due non ebbero mai modo di conoscersi. Un piccolo rimpianto ma anche una gemma per la carriera del pianista, coinvolto direttamente in quella che sarebbe poi risultata l’ultima incisione di De André. Tornando all’appuntamento di domani in sala Petrassi, sarà una nuova occasione per celebrare il grande repertorio dell’artista di Genova. Un tributo apprezzato dalla stessa Dori Ghezzi.
Non deve sorprendere la scelta di Danilo Rea, che in carriera ha sempre saputo far convivere stimoli musicali molto differenti. Dal jazz, fil rouge di tutta la sua vicenda artistica, al pop, che in veste di session-man lo ha visto esibirsi al fianco di grandi cantanti (oltre a Baglioni, anche Mina, Fiorella Mannoia e Pino Daniele, tra gli altri), fino al progressive, sua passione di gioventù. Senza trascurare l’esperienza fusion con i Lingomania di Maurizio Giammarco, alla fine degli anni ’80.

In ambito jazz sono celebri le sue collaborazioni con Enzo Pietropaoli e Roberto Gatto, per lo storico «Trio di Roma», e quella più recente con lo stesso Pietropaoli e con Fabrizio Sferra, per la fortunata avventura dei Doctor 3.

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