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De Benedetti killer del Cav "E' politicamente morto"

L’Ingegnere esulta: "Sono assolutamente contento del risultato del centrosinistra che avrà conseguenze importanti. Il vento è cambiato"

De Benedetti killer del Cav 
"E' politicamente morto"

Dopo ogni elezione i cieli della politica vedono uno straordinario concorso di corvi, gufi e cinciallegre. Ma, terra terra, si muovono anche gli sciacalli. Concorrente predatore di questi odiosi animali è senza dubbio l’ingegner De Benedetti, che dopo aver ingerito le carcasse dei risultati elettorali ha lanciato il suo latrato: «Berlusconi è nato a Milano ed è morto a Milano». Mirabile detto del quale lo stesso ingegnere dovrà riconoscere vuotezza e inconsistenza.
Sia chiaro, l’ingegnere ha fior di indovini editoriali che dovrebbero leggere la realtà italiana, ma il guaio è che questi indovini sono dominati dall’odio e dall’avversione per il Cavaliere, e allora l’ingegnere è intossicato dai giudizi faziosi, dalle informazioni fasulle.
L’emulo degli sciacalli è anche frettoloso: le bocce di questa elezione non si sono ancora fermate, ma l’ingegnere egualmente ulula alla luna. Peccato, la storia e le cronache degli ultimi anni dovrebbero avergli insegnato che quando il Cavaliere è a terra, col cavallo scosso, in quel momento è pronto a rialzarsi per dimostrare ai nemici e agli avversari che l’interruzione del torneo era soltanto apparente.
Anche l’ingegnere è intossicato dall’odio personale e dai livori politici mai nascosti. I suoi giudizi tombali nascono dalla profonda incomprensione degli umori degli italiani. Berlusconi non cade a Milano e non cade nel Paese, i ballottaggi probabilmente dimostreranno che il verso dei corvi e i latrati degli sciacalli dipingono una realtà che non è quella italiana.
Negli ultimi quindici anni Silvio Berlusconi ha rotto gli schemi della vecchia politica. Ha portato al centrodestra i consensi della classe operaia oltre che del ceto medio, ha indicato a tutti i cittadini possibilità di cambiamento e di riforme. Ha fatto intendere che questo Paese nonostante lacci e lacciuoli di origine corporativa può modernizzarsi, per servire meglio i cittadini.
Questo messaggio è stato recepito. È comprensibile che spaventi i De Benedetti e altri residuati della Prima repubblica, ma il gusto popolare del potere sovrano non sarà cancellato dai cori degli sciacalli.
A Milano è in testa un candidato non del Pd, ma della sinistra radicale: non è ancora detto che vinca, e comunque la sua affermazione non può inorgoglire quel sedicente riformista di De Benedetti.
L’Italia è migliore dei mezzi di informazione e dei pubblici ministeri che giocano al massacro. È migliore anche degli sciacalli e saprà rendere evidente la sua volontà nonostante i bombardamenti del circuito giudiziario-mediatico. Lasciamo pure che De Benedetti sputi il suo veleno e che i suoi giornali cantino una sconfitta che ancora non c’è.

Diamine, siamo una democrazia – checché ne dicano gli stupidi -: anche De Benedetti può parlare credendo di interpretare un popolo che non è con lui.

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