Un gigantesco coniglio rosa salverà - o perlomeno tenterà di farlo - lanima dalle meschinità quotidiane, indicandole la via del sogno. E dellironia. Tra citazioni cinematografiche - evidente il richiamo al cult anni 50 Harvey con James Stewart - e rimandi pascoliani inneggianti al fanciullino che è in noi, è proprio un maxi-coniglio, ritratto in bianco e nero sulle scale mobili della stazione del metrò di Castro Pretorio, ad aprire il percorso della mostra fotografica «Camere Oscure» di Valerio de Berardinis, inaugurata ieri con unoriginale performance di musica, danza e, ovviamente fotografia, al Museo Archeologico dellAuditorium Parco della Musica, dove sarà ospitata fino al 3 dicembre. «Non mi interessa documentare la realtà - spiega de Berardinis -. Racconto scene verosimili o, meglio, sogni credibili, ma non offro alcuna spiegazione, lasciando allosservatore possibilità e responsabilità di vivere il suo sogno. Ognuno di noi ha un punto di vista irripetibile». Così, nel paradosso del cucciolo divenuto grande e «metropolitano» rivivono al contempo le memorie infantili del Bianconiglio di Carroll, custode di un mondo di meraviglie, e quelle di un film «vecchio», testimone di unepoca perduta. Proprio al tempo che passa, mutando la realtà, è dedicato il percorso espositivo, concepito come omaggio alla pellicola. «Qualche anno fa - racconta - mi sono accorto che alcuni studi di sviluppo avevano chiuso e che la carta che usavo per le stampe non veniva più prodotta. Mi sono reso conto di vivere il passaggio epocale dalla pellicola al digitale. Non solo un cambiamento tecnico, ma mentale. Aumenta il flusso di informazioni e si riduce la memoria, perché non cè tempo per far sedimentare nozioni e percezioni». Nel passaggio, de Berardinis ha deciso di fermare listante, vissuto o rimeditato, sintetizzando in ventisette scatti, a colori e in bianco e nero, circa venti anni di attività. E, soprattutto, di fantasia e visioni. Dalla sposa pronta a tuffarsi da un trampolino - poi si tufferà realmente, causando il licenziamento del fotografo - a Mister Amerika, simbolo di un «consumismo un po cialtrone». Dall«E-stasi» di gente in attesa a una fermata dellautobus posta in mezzo al mare, alla coppia di scatti «Capelli legati» e «Capelli sciolti», che di un unico volto propone due differenti ritratti e identità. Fino alla serie sui senzatetto, in cui spicca la foto di un clochard romano su un letto di rose. Unica eccezione vip il ritratto di Zidane, legato.
Un viaggio a ritroso nella sensibilità umana, che inizia con la morte, rappresentata da un soldato sotto una pioggia di sangue, per concludersi con la vita, testimoniata da un gruppo di coppie che si baciano. Ingresso gratuito.De Berardinis Gli scatti «senza tempo»
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