De Luca e Visconti (Pdl) «Bisogna evitare che finisca come l’ex S. Maria della Pietà»

Salvare il Teatro Gerini... per darlo a chi? «Nella riunione congiunta (13 maggio 2009) delle commissioni consiliari urbanistica, patrimonio e lavori pubblici si è deciso di acquisire a patrimonio pubblico l’ex-teatro Gerini». Così si legge sui siti web dell’ultrasinistra. «Si è deciso? No, al massimo si è proposto - puntualizza Pasquale De Luca, consigliere del Pdl, membro della commissione urbanistica - chi decide è la giunta o l’assessore al patrimonio. E comunque è stato un mero voto politico, un po’ generico. Non si è parlato di soldi, di progetti, di tempi: di concreto non c’è niente. Se dobbiamo spendere, ci sono altre priorità». Marco Visconti, presidente della commissione patrimonio, spezza invece una lancia a favore: «Perché no? Il teatro è ampio, può servire. Solo che una volta acquisito al patrimonio pubblico, non deve diventare terra di nessuno. Non deve diventare, ad esempio, come il Santa Maria della Pietà». Il riferimento è al padiglione 31 dell’ex-Lavanderia: «Prima era a disposizione del quartiere, si tenevano mostre, feste. Oggi invece è okkupato da un centro sociale, non più di 3-4 persone. Se non la pensi come loro, non entri. È off limits al quartiere. Se il Gerini deve fare la stessa fine, allora dico di no». La strategia dei Disobbedienti è: prima l’acquisto da parte del Comune, poi l’okkupazione, infine l’assegnazione. Visconti, però, dice no: «Si deve fare un bando pubblico, con soldi, progetti. Aperto a tutti. Il teatro ha bisogno di una gestione professionale, poi una volta a settimana si può pure aprire al quartiere». E l’incontro di Croppi con la Azuni, le associazioni radicali? «L’assessore Croppi fa bene a dire che si lascerà il teatro al quartiere, ma sa anche che occorre un bando pubblico.

Se lo lasciassimo diventare un centro sociale mascherato, finirebbe nel degrado». Il discorso vale per tutta la città: «Bisogna evitare che in città ci siano zone franche, con strutture che sono terra di nessuno» conclude Visconti.

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