De Magistris tra le fila dell'Idv: l'unico pm temuto da Di Pietro

L’ex toga prende più voti del suo leader e si candida a portavoce dell’ala "grillina" che chiede pulizia nel partito. A terra Maruska e gli intellettuali di Tonino

De Magistris tra le fila dell'Idv: 
l'unico pm temuto da Di Pietro

«Gigetto ’o flop», ovvero De Magistris e le sue inchieste. Il nomignolo, una perfidia catanzarese, se l’è guadagnato sul campo con una serie di famose indagini che hanno fatto non dei buchi, ma dei trafori nell’acqua. Ma chi ci pensa a quei flop ora che è il suo giorno, ora che ha battuto nelle preferenze persino Di Pietro, nell’elezione che ha consegnato a Di Pietro il record storico di preferenze personali? Già, la cosa non è affatto passata inosservata nei ranghi dell’Idv e rischia di rovinare la festa. De Magistris ha avuto più voti del suo leader, lo ha staccato di ben 19mila voti battendolo in 4 circoscrizioni su 5, un risultato che mai Tonino avrebbe immaginato e che - al di là delle felicitazioni di rito - non ha preso per niente bene. Un candidato che supera il suo leader capolista ovunque, specie in un partito personalistico come l’Idv-Di Pietro (anche se dice di voler togliere il suo nome, adesso), è difficile da spacciare come un dato neutro. Anche perchè De Magistris incarna un’anima ben definita dell’Idv, quella movimentista-grillina-microomeghina, quella uscita da Piazza Navona e rappresentata dai parlamentari Pancho Pardi e Franco Barbato, da Sonia Alfano appena eletta in Europa e da Carlo Vulpio (che non ce l’ha fatta però), da Beppe Grillo che chiede più coerenza a Di Pietro al Sud; un’ala che contesta duramente l’apparato del partito e la gestione da prima Repubblica dell’Idv, soprattutto in meridione dove, non è un caso, De Magistris ha fatto il boom di voti trascinando l’Idv al 10%. Insomma il grande successo dell’Idv nasconde un’incognita e questa incognita si chiama De Magistris, leader in pectore di una corrente interna che Tonino finora ha messo a tacere privilegiando i fedeli della prima ora, ma che adesso, con un «leader» che ha più preferenze del vero leader, si farà sentire eccome.

Anche la campagna elettorale si è svolta su due binari. Mentre pubblicamente Di Pietro sosteneva De Magistris e Carlo Vulpio, il partito (col suo avallo, si suppone) dava poi indicazioni molto diverse. I nomi da scrivere sulle schede erano altri, uomini organici e quindi più controllabili di un De Magistris, in fondo un outsider. Uomini come Niccolò Rinaldi (eletto), funzionario europeo ex braccio destro di Di Pietro quand’era europarlamentare, o i fedeli del fedele Nello Formisano in Campania, Vincenzo Iovine (eletto, ipercattolico che ha inaugurato la campagna elettorale a Lourdes...) e Nunzio Pacifico, assessore della discussa giunta di Benevento (il presidente è agli arresti), che non si è voluto dimettere nonostante la richiesta formale dell’Idv. De Magistris e i grillini da una parte, il partito di Di Pietro dall’altra. E la resa dei conti sarà il 22 giugno, nell’esecutivo nazionale dove Di Pietro ha detto di voler rifondare l’Idv.

Agli amici più stretti De Magistris ha confidato di voler seguire Di Pietro e di non avere ambizioni di leadership. Così sarà, ma è anche vero che Tonino ha già predisposto un cordone sanitario per inglobarlo nel partito e eliminare ogni possibile velleità critica sui molti aspetti oscuri dell’Idv, affidandogli compiti organizzativi nel «nuovo» partito. Cosa farà De Magistris? Per ora ha detto di volersi occupare della cosa che conosce di più, la giustizia, e qui qualcuno si è messo le mani nei capelli. Perché da magistrato, De Magistris è noto per aver collezionato clamorosi insuccessi. Su di lui ha messo una pietra tombale, senza farne esplicitamente il nome, il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro (lo ha raccontato L’Espresso): «Indagini come quelle di Catanzaro, che puntano ai poteri forti lanciando sospetti a 360 gradi, sono da manuale di come non si fa un’inchiesta. Eppure da esse scaturiscono candidature politiche» ha sibilato giorni fa Spataro mentre presentava Disarmati di Claudio Fava alla Feltrinelli di Milano. Come dargli torto? Le inchieste finite nel nulla dell’ex pm le ha raccontate sul Giornale Filippo Facci. Nessuno degli indagati da De Magistris è mai stato condannato, in altre parole nessuno dei procedimenti da lui istruiti ha finora portato a qualcosa, ma le sue inchieste hanno occupato le pagine dei giornali come poche altre. In Basilicata più di duemila cittadini si sono riuniti in associazione, «Vittime di De Magistris». Sono imprenditori, operai, famigliari di chi lavorava nel cantiere di Marinagri, centro turistico posto sotto sequestro da De Magistris per un rischio esondazione a cui nessuno dà credito (pende un ricorso al Tar che si pronuncerà a giorni). «Che amarezza sapere che è stato eletto - ci racconta Michele Mastrosimone, presidente dell’associazione -. Per colpa delle sue inchieste disastrose solo a Marinagri ha messo in ginocchio 48 aziende con 600 dipendenti più altri mille dell’indotto. È una situazione drammatica».

Trasferito dal Csm, l’ex pm De Magistris (già prima di abbracciare Tonino) si era poi installato nel tribunale di Annozero in pianta quasi stabile. Proprio nello studio di Santoro era stata la sua prima apparizione in tv, insieme a Clementina Forleo, guardacaso altro magistrato a lungo corteggiato da Tonino per formare la squadra da presentare alle europee (con Clementina però il colpo non è riuscito e Di Pietro ha dovuto accontentarsi di Giovanni Pesce, l’avvocato della Forleo, non eletto).

De Magistris lo sciupafemmine (come ha raccontato in una intervista a Novella 2000), De Magistris prezzemolino tv (è l’unico candidato Idv apparso nei talk show), De Magistris uomo immagine della nuova fase Idv. Finora il maquillage ha avuto successo, ma quanto reggerà?

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