Daniele De Rossi non ama fare il tifo contro. «Se la Francia esce, non sono felice, non li odio», spiega il centrocampista azzurro, parlando del flop della formazione di Domenech. Ma una nazionale per cui proprio De Rossi non riuscirebbe a fare il tifo cè. La sottile ammissione, che poi è nientaltro che una battuta, arriva quando gli chiedono della cronaca «anti-italiana» fatta da Radio Padania nella partita desordio degli azzurri. «E vabbé, noi abbiamo tanti milioni di tifosi a favore, ci sta che una piccola emittente tifi contro, non è preoccupante. Ognuno fa quel che vuole. Vuol dire che quando la Padania farà il Mondiale noi tiferemo contro... Tiferemo per il Paraguay».
A differenza del mondiale tedesco, quando per una sciocca gomitata rifilata allo statunitense McBride saltò quattro match per squalifica, ora De Rossi è uno dei veri leader della nazionale azzurra. In campo e fuori. Uno che non ha timori ad ammettere di snobbare un poco le partite delle altre nazionali, «questo mondiale nun me pija»; uno che non si fa problemi ad alzare di una tacca lasticella della nazionale azzurra: «Realisticamente, lItalia deve arrivare tra le prime quattro - dice -. Non passare il girone sarebbe un fallimento assoluto, uscire agli ottavi un fallimento. Se poi ai quarti trovi la Spagna, te la giochi. Ma siamo da prime quattro, e in semifinale tutto può succedere». Prima, però, cè da superare la Nuova Zelanda, tuttaltro che uno scoglio insormontabile. «Perdere con la Nuova Zelanda sarebbe come se gli All Blacks uscissero al primo turno dei mondiali di rugby: con tutto il rispetto, siamo lItalia e non ci penso nemmeno. Però stiamo attenti a non complicarci il cammino. Dobbiamo arrivare primi per sfruttare la possibilità che la Spagna non faccia altrettanto nel suo girone: vorrebbe dire evitarli», ammonisce De Rossi, prima di aggiungere di esser convinto che «i veri valori non siano venuti ancora fuori. Che lArgentina fosse tra le favorite, lavevo detto prima: ha il giocatore più forte del mondo, Messi, tiene in panchina Milito e poi ha anche il gruppo. Però Argentina, Brasile, Spagna hanno anche faticato, vedrete che andando avanti sarà diverso».
Non è questione di moduli o interpreti, allunisono gli azzurri sono più che convinti che per andare avanti nel cammino sudafricano, servano più convinzione e cattiveria sottoporta. Un pensiero che anche Riccardo Montolivo sottoscrive, «ci vogliono cattiveria e convinzione», prima di annotare come in questi giorni abbia visto il compagno della Fiorentina, Alberto Gilardino, «ancora più carico rispetto alla prima partita. Credo abbia in mente il titolo di capocannoniere del Mondiale. Non è sicuramente giù di corda, ha sempre fatto gol e, uno come lui, non dimentica mai come si segna».
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