De Sio: «Che donna mrs Robinson!»

Tutti gli elementi clou del film diretto da Mike Nichols (Oscar per la regia) nel ’67, con Ann Bancroft e Dustin Hoffman nei ruoli degli amanti che danno scandalo per differenza d’età, ci sono tutti. Garantisce Giuliana De Sio che magnifica anticonformista nel ruolo della smaniosa mrs Robinson stasera debutta al teatro Quirino nella messa in scena de Il laureato regia di Teodoro Cassano con Giulio Forges Davanzati nel ruolo di Benjamin Braddock, Valentina Cenni in quelli di Elaine Robinson, Antonio Petrocelli in quelli di mr Braddock e Giulia Weber in quelli della giovane Braddock. La ripresa dello spettacolo (cast rinnovato e copione cucito sulle volute della De Sio da Antonia Brancati e Francesco Bellomo) è tratto dal testo di Terry Johnson, a sua volta tratto dal romanzo di Charles Webb e dallo script di Calder Willingham e Buck Henry. Si racconta la scandalosa liaison tra una matura signora e un giovane appena uscito dal college; rapporto guastato dall’ingresso in scena di Elaine, la figlia di mrs Robinson.
Signora De Sio, cosa l’ha spinta verso questo progetto?
«Le profonde forze oscure che mi dominano. Io non seguo mai percorsi intellettualistici, né utilitaristici bensì artistici. Quando mi sono imbattuta nel testo l’anno scorso ero dominata dalla paura di diventare nichilista. Forza oscura che rischiava di diventare un modo di essere. Così, messo da parte il lettino dello psicanalista, ho optato per la terapia del palcoscenico».
Tra i tanti temi che il film di Nichols affronta, qual è quello più attuale?
«Direi un po’ tutti, dal triangolo amoroso alla messa in discussione della classe borghese fino al vago archetipo d’incesto. Ce n’è uno, però, che viene sempre snobbato: l’aspetto caratteriale dominante di mrs Robinson. Una donna vitalissima, autonoma e decisionista che prova ad uccidere ciò che di vitale c’è intorno a sé: vuole il sesso? se lo prende senza problemi, vivendo senza illusioni e senza conforto. Le persone come mrs Robinson sono affascinanti, anche se perdenti».
Qual è l’attrattiva più forte di questa storia rispetto alle nuove generazioni?
«La colonna sonora di Simon & Garfunkel che contribuisce fortemente alla magia, provocando l’alchimia giusta in scena tra me e Giulio Forges Davanzati. Un attore appena uscito all’Accademia d’arte drammatica che ha la bellezza e il vissuto giusti per il ruolo di Benjamin».
Come vive la vigilia del debutto?
«Sono agitatissima. Recito da trent’anni eppure a ogni sipario si spalancano in me voragini di insicurezza».
Il confronto con Ann Bancroft la spaventa o le dà propellente energetico?
«Nessun confronto per carità. Il mio è un omaggio assoluto ad un’attrice meravigliosa, un’artista eccezionale che nonostante la sua bellissima carriera e un Oscar non è stata apprezzata doverosamente.

La Bancroft è stata la più moderna tra le attrici del suo tempo. Sobria, asciutta, secca, spiritosissima, ironica, originale e sexy. Un difetto? Era un po’ fuori dalle regole e non rispettava l’immagine della diva. Le sue performance mi hanno profondamente segnata».

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