Cè di mezzo il mare e i suoi misteri tra il racconto dei cinque clandestini eritrei, recuperati giovedì da una motovedetta italiana al largo di Lampedusa, e quello che ne è stato realmente dei loro «73 compagni di viaggio». Non è affatto un segreto, invece, quello che dicono i numeri sullimmigrazione dallAfrica verso lEuropa. Il dato è aggiornato praticamente in tempo reale da Fortress Europe, losservatorio online che registra - per quanto possibile - tutti gli spostamenti che avvengono nel Mediterraneo e, in particolare, nel canale di Sicilia e in Sardegna. Quarantadue le vittime accertate sino al 20 agosto, 373 i dispersi. Chi in queste ore parla di «stragi in vertiginosa ascesa» attribuendo al governo una precisa responsabilità politica delle tragedie, forse ignora che, al contrario, si tratta della cifra più bassa da otto anni a questa parte. Infatti, lo scorso anno le vittime erano state 119 e i dispersi 1.055. Nel 2007, 146 immigrati non sono sopravvissuti alla traversata, più 410 «fantasmi» svaniti nel nulla. Lelenco continua. Dal 2002, comunque, mai meno di 90 vittime per naufragi e stenti. Gli anni «orribili» sono stati il 2002 e 2004: in totale, 442 stranieri inghiottiti per sempre dal mare sulle carrette della disperazione. Anche a livello europeo, nei primi sei mesi di questanno si è registrata la metà dei decessi rispetto allo stesso periodo del 2008 (459 morti fino a giugno, contro i 985 dellanno precedente).
Il bilancio, inquadrato nellarco di ventanni, chiarisce i termini della questione: dal 1988 a oggi i morti censiti alle frontiere europee sono stati l4.794, cui si aggiungono 6.417 dispersi. Di questi, 4.638 erano in viaggio verso il nostro Paese. Come è evidente, il problema esiste da molto prima che intervenissero gli accordi bilaterali del Viminale a gestire il fenomeno con pattugliamenti congiunti ai confini e altre contromisure.
Numerosi rapporti internazionali smentiscono inoltre un altro assioma, che associa in maniera arbitraria linasprimento dei controlli tout court allaumento della mortalità. Accade invece che il passaggio obbligato e più denso di episodi luttuosi, molto più di quanto capiti del Mediterraneo, sia quello attraverso il deserto del Sahara, da cui transitano le carovane di fuoristrada con a bordo le migliaia di migranti provenienti da Sudan, Chad, Niger, Mali e Mauritania diretti ai punti illegali dimbarco in Egitto, Libia, Algeria e Marocco. Lungo questa porzione di terra, dal 1996 a oggi, sarebbero morte almeno 1.700 persone. Una cifra con ogni probabilità molto sottostimata. Ecco la vera strage.
Se oggi nel nostro Paese viene messo sotto accusa limpegno dellesecutivo nel cercare di limitare il problema degli sbarchi, lassociazione spagnola Pro derechos humanos de Andalucìa ha nel mirino il governo di Madrid e lattività di deterrenza dellagenzia comunitaria Frontex. Perché proprio sulle rotte verso le coste andaluse e delle Baleari le morti sono state negli ultimi anni circa 4.500, oltre a 2.250 dispersi. In Spagna, e dunque non in Italia, il freno allinvasione di clandestini non è stato accompagnato da un netto calo delle vittime.
Le cause delle recenti tragedie - evidenziano gli esperti - andrebbero ricercate altrove, cioè nel mutamento in atto nelle logiche criminali che regolano il business della tratta di esseri umani. Quelle che nei mesi estivi prendono il mare con la speranza di toccare le coste italiane sono barche più piccole e meno sicure del passato, spesso miseri gommoni, addirittura senza scafisti al timone. Tutta la responsabilità del viaggio ricade così sugli stessi malcapitati a bordo, che possono perdere facilmente la rotta restando in balia delle onde, come del resto pare sia successo settimane fa agli eritrei soccorsi a Lampedusa.
Chi attacca i respingimenti, inoltre, non prende in considerazione laltra faccia della medaglia. Per chi sopravvive alla traversata e riesce a mettere piede in Italia, fatti i dovuti accertamenti, si muove di pari passo la macchina dellaccoglienza.
giacomo.susca@ilgiornale.it
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