Il decreto sicurezza va avanti: il governo incassa la terza fiducia

RomaIl governo incassa tre volte la fiducia sul ddl sicurezza. Oggi voto finale nell’aula di Montecitorio poi il testo tornerà al Senato per il via libera definitivo, accompagnato dall’auspicio del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che diventi legge entro fine maggio. Polemiche roventi hanno accompagnato l’iter legislativo del ddl nel mirino dell’opposizione per le norme sull’immigrazione che prevedono l’introduzione del reato di clandestinità; l’allungamento del periodo di detenzione nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) da due a sei mesi; un contributo da 80 a 200 euro per ottenere il rilascio ed il rinnovo del permesso di soggiorno. Sotto accusa da sinistra in particolare il reato di clandestinità che, sostiene l’opposizione, avrebbe fra le altre conseguenze l’impossibilità da parte delle madri straniere clandestine che partoriscono in Italia di riconoscere il proprio figlio. «Una panzana inventata da non so chi», taglia corto il ministro. Il sottosegretario al Viminale, Alfredo Mantovano, ricorda che a tutte le clandestine incinta viene concesso un permesso valido fino a sei mesi dopo il parto. «Sono state imbastite polemiche su norme inesistenti - si rammarica Mantovano - e non si è sottolineata abbastanza l’importanza del complesso delle norme antimafia che andranno a colpire tutti gli interessi della criminalità organizzata: dal racket alla corruzione nei pubblici uffici». Tra le norme antimafia l’allungamento a quattro anni del carcere duro per chi è accusato di mafia, 41 bis; l’obbligo di denuncia da parte degli imprenditori che subiscono le richieste di pizzo; la possibilità di sospendere dall’incarico che ricopre in un ufficio pubblico chiunque (dal sindaco all’usciere) abbia legami con la criminalità organizzata. Norme importanti votate al Senato anche dall’opposizione. Ieri invece il Pd ha votato contro in polemica con la scelta della fiducia da parte del governo. Scelta, sottolinea Mantovano, «dettata soltanto dall’urgenza di rendere subito operative le norme».
Critiche aspre anche da parte della Cei in particolare per la presupposta mancata tutela delle madri clandestine. Il direttore dell’Ufficio per la pastorale degli immigrati, padre Gianromano Gnesotto, ritiene che il testo vada nella direzione contraria a quella dell’integrazione.
L’approvazione del ddl è segnata anche da una polemica a distanza tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ed il leader della Lega, Umberto Bossi, sui respingimenti dei clandestini criticati nei giorni scorsi anche dall’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu. «Bisogna evitare eccessi propagandistici» sul tema dei richiedenti asilo, dice Fini, ricordando le norme del diritto internazionale e ipotizzando la possibilità di istituire centri per la verifica del diritto all’asilo “nei Paesi di transito”». Bossi, sollecitato alla replica a distanza, commenta: «intanto respingiamo i clandestini e dopo si vedrà». Tutto chiarito poi con un faccia a faccia nello studio del Presidente della Camera. Dopo una mezz’ora Bossi esce soddisfatto sottolineando che «Fini è un uomo di parola, con lui il rapporto è facile se dà la parola poi la mantiene». E non c’è dubbio che l’approvazione del ddl rinsaldi i rapporti tra Pdl e Lega come conferma il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli.

«Figuriamoci, Fini e Bossi si vedono tutte le settimane non c’era nessun dissidio e nulla da chiarire - osserva Calderoli -. Ancora una volta la maggioranza ha dimostrato di essere salda su un tema cruciale come quello della sicurezza».

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