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Deficit: voragine dal 2004 al 2007

Nella gestione finanziaria del Comune di Roma nel quadriennio 2004-2007 sarebbero stati messi in atto comportamenti che hanno «compromesso la stabilità dei conti comunali». È quanto si legge nell’Indagine di controllo sulla gestione finanziaria del Comune di Roma-Esercizi 2004-2007 condotta dalla Corte dei Conti. Secondo i magistrati, infatti, nel periodo in esame sarebbe stato fatto «costantemente ricorso a quote di avanzo di amministrazione proveniente da esercizi pregressi». La Corte inoltre ha rilevato come negli anni in esame siano state utilizzate entrate in conto capitale per la copertura delle spese correnti: una pratica «ammissibile unicamente ove autorizzato per legge», adatta perciò a «esigenze di carattere non continuativo». In particolare ciò sarebbe accaduto per le concessioni cimiteriali i cui proventi «vengono assimilati di fatto alle entrate da oneri di urbanizzazione», una prassi che «non trova alcun riscontro».
Pesano inoltre sui conti, per i giudici, entrate incerte, perchè solo previste, come il conteggio di proventi da violazioni del codice della strada e il recupero dell’evasione. Significativo sarebbe anche il fenomeno dei debiti fuori bilancio: si legge di 829.031,667 euro di impegni non contabilizzati al 28/04/2008. Tenuto conto inoltre del ricalcolo dei residui attivi, la relazione della Corte riscrive dunque la storia contabile del quadriennio. Nel 2004 a fronte di un risultato di amministrazione di 1.014.094,288 euro, il risultato “ricalcolato” è di 507.258,730 euro. Più stretta la forbice relativa al 2005 e al 2006 ma è nel 2007 che la differenza si impenna: a fronte di 427.769,119 euro di risultato di amministrazione, il ricalcolato è di -712.503,029.
«Nella relazione della Corte dei Conti - spiega il capogruppo capitolino del Pdl Luca Gramazio - la “farsa contabile” di Veltroni & Co. viene spiegata con termini giuridici inequivocabili. Nel referto dei magistrati è scritto, testualmente, che le “accertate situazioni di grave irregolarità contabile sono probabilmente riconducibili alla completa assenza e assoluta inadeguatezza di un sistema di controlli” sui conti dell’amministrazione - continua - Un’ulteriore mistificazione riguarda, infine, i debiti fuori bilancio. Un conto è, come rileva la Corte dei conti sulla gestione Veltroni, farlo in modo sistematico e “patologico” mentre ben altro è, come emerge dai dati forniti dal Commissario straordinario, utilizzare le risorse disponibili per far fronte agli oneri da contenzioso che la giunta Alemanno si è trovata a dover gestire proprio perché il centrosinistra non pagava i suoi fornitori».
Il sindaco, dal canto suo, ha confermato che «il commissario di Governo ha certificato il deficit del Comune di Roma: il debito che abbiamo ereditato dalle precedenti gestioni è pari a 12,4 miliardi». Alemanno ha tenuto a precisare che, rispetto alle stime sul debito capitolino inizialmente quantificato in 9,6 miliardi di euro, «sono emerse altre spese per gli espropri non pagati o contenziosi non risolti». «Si tratta di un’eredità pesante - ha aggiunto - che dobbiamo gestire attraverso il Piano di rientro, facendo in modo che questo debito non pesi più sulle casse comunali, e facendo in modo che il bilancio comunale non crei altro debito». «Roma, in questi anni ha vissuto al di sopra delle sue possibilità. Si è incassato poco, ci sono un sacco di servizi romani che non vengono pagati, anche servizi come gli asili nido. Spesso il Comune si è imbarcato in avventure impossibili anche se a volte necessarie come le metropolitane; si è pensato a opere pubbliche senza le dovute coperture». In sostanza, «si è speso più di quello che si aveva». Per questo - ha aggiunto Alemanno - abbiamo introdotto la tassa di soggiorno, non è sostenibile che chi usa i servizi non lasci nemmeno un euro. Poi, servirà lotta radicale alle forme di evasione fiscale, di elusione, di abusivismo, che fa parte di un regime diverso. Non possiamo nascondere i debiti sotto al tappeto come è stato fatto dalle precedenti gestioni».


Poi l’appello lanciato a tutti i romani: «È tempo di un bilancio serio e duro, bisogna chiamare i cittadini alla responsabilità. Noi possiamo fare sacrifici e ridurre le spese, ma c’è bisogno che tutta la città si impegni».

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