Qualcuno ci deve spiegare per quale motivo per salvare i penitenziari (cosa sacrosanta viste le loro condizioni) sia necessario tirar fuori e mandare ai domiciliari 3.500 detenuti e ignorare la condizione di 27mila imputati che lì vi soggiornano senza condanna definitiva. Insomma varrebbe la pena svuotare i tribunali per prima cosa. Chi scrive è anche convinto che una certa dose di depenalizzazione sarebbe sacrosanta. Ma tralasciando una questione che ci porta lontano, resta il buon senso: il numero dei detenuti in attesa di giudizio in carcere rappresenta una barbara anomalia uguale, se non superiore, a coloro che lo vivono con pene definitive.
Su quasi 67mila detenuti ce ne sono 13mila (di cui la metà stranieri) in attesa del primo giudizio. I restanti 14mila sono appellanti e ricorrenti. Le condizioni di vita del carcere, come testimoniano da anni inascoltati i Radicali, sono incivili. Ma la privazione della libertà senza un giudizio definitivo come la vogliamo definire?
La certezza della pena non può rappresentare in Italia una tortura. Per questo il governo Monti e quello Berlusconi hanno in modo diverso fatto approvare decreti svuota carceri.
Ma se non si risolve il problema a monte e cioè la detenzione senza condanna definitiva, si rischia di essere velleitari. E paradossalmente di rendere il carcere più duro, proprio a chi potrebbe in giudizio essere riconosciuto innocente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.