DENIS La favola dei buoni sentimenti

Al Mart di Rovereto una grande rassegna ripropone un suggestivo e dimenticato artista, raffinato esponente della grande stagione del Simbolismo europeo

DENIS La favola dei buoni sentimenti

Sembra di entrare nel mondo delle fiabe, tra boschi e principesse. È il mondo di Maurice Denis, pittore, illustratore, fotografo, teorico d’arte, «maestro del Simbolismo internazionale», come lo definisce la grande e bella mostra al Mart di Rovereto. Cento opere propongono per la prima volta in Italia il percorso di questo singolare artista francese tra Otto e Novecento che apre a molti movimenti d’avanguardia. Linea e colore per creare forme appiattite, fortemente decorative, sulla scia di Paul Gauguin e Puvis de Chavannes, e poi volumi, la svolta verso la pittura costruttiva di Cézanne, ma con uno stile tutto suo. I temi? Intimi, legati al mondo famigliare, immortalato anche in decine di fotografie di grande tenerezza. Oppure religiosi: Annunciazioni, Visitazioni, Misteri cattolici, attualizzati nel XX secolo. E poi Paesaggi, Bagnanti, soggetti mitologici e cicli decorativi. Denis ha sperimentato tutto, e con successo.
La mostra, passata con leggere variazioni a Parigi e a Montréal, ripropone un pittore celebre ai suoi tempi, ma poi dimenticato e di recente riproposto in alcune rassegne francesi, tese a recuperare il movimento nabi e alcuni suoi protagonisti. È così che Denis (Granville, 1870 - Saint-Germain-en Laye, 1943) appare adesso in tutte le sue svolte di vita e attività.
Dal periodo giovanile, degli anni 1889-1897, in cui gli amici lo chiamavano «il nabi dalle belle icone» agli ultimi anni. Dopo gli studi di filosofia e di arte all’Académie Julian, era stato folgorato dalla pittura di Gauguin, vista nella rassegna del 1889 al Café Volpini di Parigi. Sistemato, con Vuillard e Bonnard, nell’atelier di Rue Pigalle a Parigi, comincia la sua avventura di pittore e critico. All’inizio, come scrive lui stesso nel suo diario, a interessarlo «è l’amore, la meraviglia di fronte alla bellezza della donna e del bambino». La donna, moglie, madre e modella è Marthe Meurier, sposata contro il volere del padre, e da quel momento protagonista indiscussa della sua vita sino al 1919, quando morirà, dopo aver messo al mondo sei bambini.
Marthe al pianoforte, la Fanciulla addormentata nel bosco incantato, le Muse, La dama nel giardino recintato, il Ritratto dell’artista e di sua moglie al crepuscolo ed altri dipinti sono la celebrazione di un lungo idillio famigliare, trattato a morbide linee liberty, intriso di simboli e di atmosfere da fiaba. Il linguaggio, raffinato, trova le sue radici in Puvis de Chavannes, Gauguin, nelle stampe giapponesi e nel Beato Angelico. A dominare sono linea e colore: filari di alberi e riccioli di abiti, figure fiorite nel verde, che riportano alla magia del Tardogotico. Accanto al filone famigliare c’è quello del sacro, altrettanto forte, con Cristi crocifissi, Pie donne al sepolcro, Lotte di Giacobbe con l’angelo ed altro, trattati con forme sintetiche e macchie di colore, sotto l’influenza di Bernard e soprattutto di Gauguin, di cui Denis possedeva l’Autoritratto con Cristo giallo. Altro tema ancora, il paesaggio, francese e bretone, sotto il sole e la pioggia, in primavera e in autunno, reso con atmosfere incantate, gotiche e simboliste.
Nel 1898, una prima grande svolta verso un nuovo classicismo, che si protrae sino al 1918. Denis ha viaggiato in Italia, e se ne è innamorato. In Vaticano ha avuto la rivelazione di Raffaello, che lo spinge a un’arte meno visionaria ed emotiva, più costruttiva e durevole. La ricerca di composizioni più solide porta il pittore verso Cézanne, con opere dai sobri e imponenti volumi. Le Donne con lilla, ad esempio, due robusti nudi tra Ingres e Raffaello, immersi in un prato fiorito alla Botticelli. Nascono capolavori come Lasciate che i bambini vengano a me, il gruppo di famiglia dell’artista, intorno a Cristo, uno strano miscuglio di sacro e profano, o come Omaggio a Cézanne, il ritratto di un gruppo di pittori intorno a una natura morta del grande artista. Due opere non presenti a Rovereto, che in compenso presenta altri dipinti straordinari e una serie di paesaggi ispirati a Roma (il Colosseo, La vasca di villa Medici) e all’Italia (Paestum, Veduta di Cortona, Veduta di Spoleto).
Suggestiva è poi la serie di quadri religiosi ambientati a Fiesole (Madonna a Fiesole, Annunciazione a Fiesole), in cui l’antica iconografia si tinge di colori e forme nuovi, contemporanei, sullo sfondo di una Firenze giottesca. Una nuova svolta che avviene nel 1919, subito dopo la morte di Marthe e la fine della guerra, indica la voglia di ricominciare da parte dell’artista.

Alla Solitudine di Cristo del 1918 segue infatti simbolicamente la Resurrezione di Lazzaro dell’anno successivo: ma adesso ad attirarlo sono grandi lavori di decorazione murali svolti non più in solitudine, ma in grandi ateliers d’arte sacra, come i lontani pittori giotteschi.
mtazartes@tele2.it

LA MOSTRA
«Maurice Denis. Maestro del Simbolismo internazionale». Rovereto, Mart, fino al 25 settembre (catalogo Skira). Per informazioni: 800397760. Internet: www.mart.trento.it.

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