È una storia infinita quella che ha come protagonista lex deposito Stefer di via Appia Nuova, un tempo adibito a rimessa per i tram, e dove un giorno, chissà, dovrebbe sorgere un grande centro polivalente destinato ad accogliere il mercato rionale dellAlberone. Ma il condizionale, in questa storia, è dobbligo; perché, nonostante ventanni di promesse, oggi, di questo progetto ambizioso non sintravedono neppure i germogli. Al punto che gli abitanti dellAppio Tuscolano non sanno più cosa pensare. «Il cantiere è stato impostato anni fa - racconta il ferramenta affianco allentrata principale dellex deposito - però i lavori non sono mai iniziati». «È su per giù dal 1980 che ci promettono di realizzare uno spazio apposito per noi allinterno dellarea», sottolinea il presidente del mercato rionale dellAlberone Luciano Michelangeli. Ed è da allora, che lui e i suoi, aspettano.
Di fatto, in questi ultimi decenni, larea in questione è rimasta sostanzialmente inutilizzata, creando una situazione di disagio denunciata a più riprese da parte dei residenti. «Fino a qualche anno fa magari ci scherzavamo anche sopra - dice uno di loro - ma adesso la voglia di ridere ci è passata». Era il maggio del 1995 quando lallora sindaco Francesco Rutelli presentò il progetto ai cittadini. Da queste parti ancora se lo ricordano. Come si ricordano di quando il suo successore inaugurò, qualche anno più tardi, il cantiere. Nessuno, però, ricorda di aver mai visto gli operai al lavoro. «Si sono limitati a smantellare tutto ma poi non sono andati avanti», riferisce un testimone. Così, tra ricorsi al Tar per presunte irregolarità nella gara dappalto, modifiche al progetto originario, ritrovamenti di reperti storici che hanno richiesto lintervento delle Belle Arti, finora non è stato alzato un solo mattone.
Oggi chi abita nel quartiere lo definisce un cantiere fantasma. Chi però non si dà per vinto è Luciano Michelangeli. Quando si è incominciato a discutere del progetto il mercato rionale dellAlberone, il cui trasferimento allinterno del centro rappresenta dallinizio uno dei nodi principali della vicenda, contava 240 banchi: adesso, invece, ne sono rimasti solo 84. «Non possiamo continuare a lavorare in queste condizioni - avverte Michelangeli - abbiamo bisogno che il progetto si realizzi. Soltanto così potremmo disporre degli strumenti idonei per confrontarci con la grande distribuzione. Necessitiamo di una struttura adeguata ad accoglierci, se no scompariremo». Il che, pian piano, sta già accadendo.
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