Alessandro Parini
La battutaccia arriva facile, nel momento in cui Didier Deschamps entra per la prima volta nella sala interviste del nuovo centro sportivo di Vinovo e si meraviglia per lampiezza del locale. «Con i soldi della cessione di Ibrahimovic, si può fare questo e altro», butta lì qualcuno. Lui strizza locchio e la prende bene, pur se nel corso della chiacchierata utilizza un tono di voce e uno sguardo solo lontani parenti di quelli esibiti un paio di settimane fa. Dal 26 luglio, giorno in cui luomo di Bayonne si espose come forse non avrebbe dovuto («le porte sono chiuse, di qui non andrà più via nessuno»), di cose ne sono successe e non una ha sorriso alla Juve: Vieira allInter era cosa quasi fatta e comunque non è stato un bel vedere per il popolo juventino, Ibrahimovic che lo segue a distanza di pochi giorni è spettacolo difficilmente sopportabile e ieri rintanato in una Mercedes con i vetri oscurati al momento di lasciare Mondo Juve, lo svedese è stato bersagliato di insulti.
«Abbiamo fatto di tutto per trattenerlo - ha ammesso sconsolato Deschamps -, ma non era sereno e per nulla convinto. Cambiava umore quasi ogni giorno e il suo atteggiamento rischiava di diventare controproducente: io voglio gente motivata e pronta a dare il massimo. Se così non è, la porta è aperta: lofferta dellInter era buona, credo che per la società sia stato un buon affare. Sono e resto dispiaciuto, ma anche convinto che più di così non potessimo fare». Ai tifosi che brontolano, un messaggio che rischia di venire sconfessato di qui a breve: «La partenza di Ibra non sarà la prima di una serie. Buffon resterà di sicuro, al procuratore di Camoranesi non replico perché so come vanno le cose, con Trezeguet stiamo parlando: lo conosco bene, suo padre sta portando avanti la trattativa per un allungamento del contratto e non sono pessimista». Camoranesi dallArgentina fa sapere che si sente «un po frustrato, pensavo di poter passare al Lione». Poi lala commenta le sentenze: «Mi fa rabbia che la Juve sia lunica che scende in B e diano lo scudetto allInter. Loro, quando giocavano con noi, se la facevano sotto».
Deschamps tanto sereno non è: «A questo punto non escludo che possa arrivare un attaccante, indipendentemente da Trezeguet. La nostra priorità resta comunque la difesa: Tudor si è infortunato e ne avrà per un mese, ma è comunque il reparto dove siamo più in difficoltà. In mezzo al campo invece mi sento abbastanza tranquillo». Giannichedda, Zanetti e Paro, con leventuale impiego di Camoranesi da centrale: non cè da leccarsi i baffi, ma potrebbe anche bastare. «Qualcuno compreremo: sono sempre convinto di avere fatto la scelta giusta nel venire a Torino, ma la vita è così, inutile lamentarsi troppo. La cosa più spiacevole del momento non è laddio di Ibra, quanto il non sapere ancora da dove partiremo: lavorare in queste condizioni non è facile».
Quello che serve è uninversione di tendenza: una conferma «vera» di Trezeguet, Buffon che dica «di qui non mi spostano nemmeno le cannonate», un acquisto che restituisca un po di voglia di sognare. La Juve non è abituata a viaggiare a fari spenti, tanto meno i suoi tifosi: «Predico calma, saremo competitivi lo stesso», insiste Deschamps. Questanno probabilmente sì, ma un futuro di vertice in serie A andrà ricostruito: se ne sono andati in troppi (incasso di 83 milioni dalle vendite di Cannavaro, Emerson, Zambrotta, Thuram, Vieira, Mutu e Ibra) per sognare di potersela giocare alla pari con Inter e Milan appena tornati nella massima serie.
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